Titolo: Il caso dei libri scomparsi
Autore: Ian Sansom
Titolo originale: The case of the missing books
Edito da:TEA
Pagine: 311
Consigliato: No.
Difficile digerire un libro che ci fa arrabbiare.
E questo mi ha fatto davvero innervosire.
Lo so, la maggior parte delle recensioni su questo blog sono negative... presto arriveranno anche quelle positive.
Non perdete la speranza.
Trama:
Appena arrivato da Londra nella piccola
cittadina di Tundrum, Irlanda del Nord, per ricoprire il suo primo posto
come bibliotecario, il giovane Israel Armstrong scopre che in effetti
il suo posto non c'è, né la biblioteca, né i libri... E questo non è che
l'inizio dei suoi guai. Nel giro di poche ore infatti perde vestiti,
soldi, carte di credito, e forse anche fidanzata, s'imbatte in una serie
di personaggi con i quali immancabilmente entra in conflitto, viene
alloggiato niente meno che nella stia dei polli di una fattoria e si
ritrova incastrato al volante di un vecchio furgone arrugginito che
funge da biblioteca semovente, ma senza scaffali. Peccato però che i
libri continuino a mancare: 15.000 volumi, per l'esattezza, scomparsi.
Chi mai li avrà rubati? E perché? Ma soprattutto, ci sarà in
quell'angolo di mondo dimenticato da Dio un posto decente dove poter
bere un cappuccino decente e leggersi il giornale? Israel vuole delle
risposte.
Recensione:
Avevo deciso di portarmi questo libro nel mio viaggio in
Irlanda, perché è appunto ambientato in Irlanda (del nord) e perché mi sembrava
un libro non troppo impegnativo, adatto ad un viaggio in traghetto e uno in
treno di otto ore e passa.
Sfortunatamente sono riuscita a leggerlo solo sul treno di
ritorno, ma è stato comunque piacevole ritrovare alcune località che ho
visitato e dire: oh! lì ci sono stata!!
E credo che la mia esperienza piacevole con questo libro
termini qui.
Ah no, dimenticavo l’essere d’accordo sul fatto che le Tayto
onion e cheese siano le patatine più buone del mondo.
Se capitate da quelle parti dovete assolutamente assaggiarle, qualunque gusto, sono ottime!!
Peccato le facciano solo in Irlanda del Nord. ç__ç
La storia potrebbe anche essere carina e divertente, e
ricordare un po’ il film francese “giù al nord”, con una persona che viene scaraventata in un mondo vicino al suo ma completamente differente, che all'inizio si trova malissimo ma poi non vuole più tornare a casa, peccato che non sia
così.
Di sicuro non è un antidoto alla malinconia come
pubblicizzato sulla copertina.
E’ un libro che mi ha fatto arrabbiare, per vari motivi. E
non è mai bello quando un libro fa arrabbiare il proprio lettore.
Innanzitutto è un ritratto davvero pessimo degli Irlandesi e
del loro paese. Sul serio, se io fossi un irlandese mi sentirei offeso.
Vengono dipinti come maleducati, che parlano in maniera
strana, antiquata e sguaiata, sporchi, poveri e terroristi.
Ma non è così, almeno per quanto ho appurato io.
E poi poteva essere divertente se fatto in maniera
umoristica, ma qui mi sembrava volessero farli sembrare inferiori agli inglesi,
in special modo ai londinesi.
Parliamo del protagonista, il bibliotecario, Israel.
Che dire di lui? Probabilmente l’essere più sfortunato
dell’intero sistema solare.
Gliene capitano di tutti i colori. E magari all’inizio
potrebbe essere simpatico qualche piccolo incidente, ma non un incidente a
pagina! Così si esagera e dopo scade tutto nel ridicolo e nel prevedibile.
Oltretutto, non appena si fa male, va avanti per mezz’ora a
lamentarsi con una sola parola: AHIA, neanche fosse un bambino di 3 anni.
Parliamo dei libri: una biblioteca chiusa e 15000 libri
scomparsi nel nulla.
Che è poi il clou del romanzo. Dove saranno i libri?
Mistero banale che si risolve in maniera banale nelle ultime
pagine.
Davvero un finale insoddisfacente, ma andrà avanti con altri
libri, che io non leggerò.
Seccanti le varie ripetizioni in tutto il romanzo: il
continuo uso delle parole: seeee e Ach (che io in tutta l’irlanda non ho mai
sentito pronunciare), ahia e la ripetizione ossessiva dei vari titoli e
professioni precedenti dei personaggi, o luoghi di lavoro.
Si possono usare dei sinonimi, o almeno un’abbreviazione,
non c’è bisogno di ripetere tutte le volte: lavorava al reparto libreria di bla
bla, nel centro commerciale di bla bla, nella città di bla bla, essex.
Diventa noioso e ridondante.
Il protagonista poi è davvero assurdo, nonostante abbia
letto migliaia di libri (così dicono) non conosce cose elementari, e quindi
passa per un cretino; non solo, a quanto pare non apprezza i libri.
Perché quelli che si è portato dietro dalla sua casa di
Londra, non solo non li legge, ma li usa in modi più utili, come la copia di
Vita di Pi lanciata nelle fauci di un cane, o Harry Potter e il principe
mezzosangue usato per rompere una finestra. (copia che gli era stata regalata pur sapendo che lui odia J.K. Rowling, il che, secondo me, fa insorgere qualsiasi potterhead).
E qui mi è subito venuto in mente Doctor Who:
Io l’ho trovato triste. Perché vuol dire che l’autore odia
tutti i i titoli che ha inserito, e che gli fa fare una brutta fine perché
secondo lui è meglio non leggerli.
Ma queste sono opinioni sue personali, quindi ora mi chiedo:
Ma Israel allora fino adesso che cosa ha letto? Quali libri gli sono piaciuti??
Se fosse un amante dei libri non li userebbe mai per rompere
finestre!!
E’ in campagna, per rompere un vetro basta un sasso, ce ne sono
a bizzeffe in Irlanda!
Per non parlare delle ripetizioni nei dialoghi tipo:
"Hanno rubato i libri!!
Hanno rubato i libri?
Si, hanno rubato i libri!
Ma sul serio hanno rubato i libri??"
Ma cosa non hai capito della prima frase?
E lo sconvolgimento di Israel nell’apprendere che il nome
del reverendo è England.
E ha un fratello che si chiama Scotland.
Caro, nel caso non te ne fossi accorto anche tu hai il nome
di una nazione, perché Israele è un paese, non una marca di birra!
Insomma, un libro altamente sconsigliato perché a me ha
fatto uscire dai gangheri.
Statene alla larga, ma comprate le patatine.