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giovedì 5 luglio 2018

Recensione: A head full of ghosts, di Paul Tremblay

Titolo: A head full of ghosts
Autore: Paul Tremblay
Editore: Titan Books
Genere: Horror, Paranormal
Pagine: 336
Consigliato: no

 

Trama:

The lives of the Barretts, a suburban New England family, are torn apart when fourteen-year-old Marjorie begins to display signs of acute schizophrenia. To her parents despair, the doctors are unable to halt Marjorie's descent into madness. As their stable home devolves into a house of horrors, they reluctantly turn to a local Catholic priest for help, and soon find themselves the unwitting stars of The Possession, a hit reality television show. Fifteen years later, a bestselling writer interviews Marjorie's younger sister, Merry. As she recalls the terrifying events that took place when she was just eight years old, long-buried secrets and painful memories begin to surface and a mind-bending tale of psychological horror is unleashed.

 

Recensione:

Attenzione, possibili spoiler!!

 A head full of ghosts mi ha lasciato confusa. E non mi ha spaventato per niente.
Il problema principale è che io non amo gli horror ambigui, che giocano sulle malattie mentali, come Abbiamo sempre vissuto nel castello, a cui Tremblay si ispira. Per me horror è qualcosa di sovrannaturale o anche di umano, ma una cosa determinata. Insomma, nell’esorcista c’è il sovrannaturale, in Scream c’è l’assassino umano, e anche se non mi hanno spaventato, li ho apprezzati di più.
Sì, nonostante in copertina lo stesso King ci dica che si è spaventato da morire a leggerlo, io no. Ma io mi sono addormentata sia durante l’esorcista che durante Shining, quindi ci vuol ben altro per spaventarmi.
Uno dei problemi del libro è il modo in cui ha voluto raccontarlo: la più che ventenne Merry (nome ispirato dalla Jackson e qui ho subito capito che probabilmente non mi sarebbe piaciuto) racconta a Rachel, una scrittrice che sta scrivendo un libro sulle vicende della sua famiglia, quello che la Merry di otto anni ha passato con la sorella.
Perché Marjorie, la sorella di 14 anni ha iniziato a comportarsi in modo strano, e anche se all’inizio tutti la curavano per schizofrenia, alla fine si sono convinti che lei fosse posseduta, e hanno quindi fatto ricorso ad un esorcismo che ovviamente non è servito niente. Tutto questo davanti alle telecamere che riprendevano tutto per un reality chiamato The Possession.
Ma nel mezzo ci sono delle pagine di blog che commenta la trasmissione che sono proprio brutte e noiose da leggere. Scritte male, assurde e che non servono a niente. Quindi capitoli nel passato, raccontati da una bambina che probabilmente poco capiva di quello che succedeva, capitoli nel presente con scene di vita quotidiana normali, e pagine insulse di blog.
A chiunque abbia un po’ di dimestichezza con gli horror più famosi poi, non sfuggirà che le scene “madri” in cui dovremmo spaventarci perché Marjorie sembra posseduta, sono prese appunto dalle scene più famose di uno in particolare, l’esorcista, tanto che a volte sembra una fanfiction sul libro.
E nelle pagine di blog ci dicono appunto ogni scena a cosa è ispirato. Ora, visto che si capisce che Marjorie è "solamente" schizofrenica e niente di soprannaturale è coinvolto, questo vorrebbe dire che la ragazzina ha visto tutti questi horror. Alla sua età. E li sta replicando. Oppure, come penso io, lo scrittore non sapeva che scrivere e ha copiato le scene.
Mi dispiace ma io la penso così.


Essendo poi ambientato ai giorni nostri, non capisco tutto questo accanirsi contro le telecamere: ci sono un sacco di reality che indagano sul paranormale, e ci sono anche riprese e libri che documentano veri esorcismi, e non penso quindi che quello di Marjorie sia il primo in america.
Una cosa a parte è il finale: davvero? Cioè, tutta sta broda per 330 pagine e questa è la fine? A questo punto mi viene da pensare che quella schizofrenica o addirittura posseduta sia sempre stata, fin dall’inizio Merry. D’altronde ha preso il nome dalla ragazzina di Abbiamo sempre vissuto nel castello, e la cosa non promette bene.
Il resto della famiglia, ossia madre e padre, sono dannosi ed insignificanti: la madre, pur non avendo soldi, diventa un’alcolizzata. Il padre si butta sulla fede.
Insomma, leggendo anche le domande che ci sono alla fine del tomo e che servirebbero ad un book club per poterne discutere, si capisce che lo stesso autore non sia convinto di quello che ha scritto. Non capisce bene se lo ho scritto per un motivo o per l’altro. E questo non è davvero molto incoraggiante.
Probabilmente se siete facilmente impressionabili questo non fa per voi. Ma anche se siete appassionati di horror secondo me non fa per voi, perché non vi lascia niente.

Voto:


giovedì 18 gennaio 2018

Doppia recensione: Berserkr + Goosebumps Il Film

Titolo: Berserkr
Autore: Alessio Del Debbio
Editore: DZ edizioni
Pagine: 150
Consigliato:

Trama:

 Berlino, inizio del terzo millennio. La Guerra Calda è finita, gli Accordi dell'89 sono stati firmati e la città è stata divisa in sette zone, ciascuna assegnata a una delle antiche stirpi. All'interno della Ringbahn vivono gli uomini, protetti dalla Divisione, incaricata di mantenere la pace e impedire sconfinamenti e scontri tra le stirpi. Misteriosi omicidi, provocati da sconosciute creature sovrannaturali, iniziano però a verificarsi in tutta la città, rischiando di frantumare il delicato equilibrio raggiunto. La Divisione incarica Ulrik Von Schreiber di indagare, aiutato dal pavido collega Fabian, ben sapendo quanto abbia a cuore il mantenimento della pace. Ma Ulrik non è soltanto un cacciatore, incarna lo spirito protettore della città, l'Orso di Berlino, che non attende altro che liberare la propria furia.

Recensione:

"E' facile confondere i sensi, sai? Perchè è questo che la gente vuole, questo ciò che cerca: riempirsi la bocca col lieto fine, credere che la vita abbia un senso e sia solo l'amore. Tutte stronzate."

Ho già collaborato con Alessio Del Debbio in passato, quindi quando mi ha proposto di leggere e recensire questa sua nuova opera, ho accettato volentieri. Lo ringrazio per la fiducia dimostrata.
Ammetto che l’inizio di Berserkr mi ha spiazzato: mi sono ritrovata una storia piuttosto violenta e non molto adatta ai minorenni, ambientata a Berlino, che coinvolge anche lupi mannari e streghe, tra gli altri.
Superata la fase iniziale, la storia mi ha incuriosito molto: a Berlino si trovano dei cadaveri a cui manca il cuore, e Ulrick, il protagonista, inizia ad investigare per capire quale “mostro” sia stato.
Vige infatti un patto tra tutte le creature sovrannaturali. Ma nessuno si aspetta questo tipo di creatura.
Ci sono scene d’azione, scene dal passato di Ulrick, spiegazioni su come sia questo accordo, colpi di scena e tradimenti.
Ho apprezzato moltissimo l’originalità della trama e la sua ambientazione diversa dal solito; ho imparato molto su queste creature sovrannaturali non tutte “comuni”, di cui insomma gli altri urban fantasy non si sono mai occupati più di tanto; ho simpatizzato molto con alcuni dei personaggi di contorno, quali i coboldi.
Li adoro! Sono simpatici e birbantelli, aiutano il nostro protagonista e sono sicuramente i miei personaggi preferiti del libro, assieme a Fabian, collega di Ulrick.
Dalla metà in poi la storia procede in modo spedito e mi sono appassionata sul serio alle loro vicende, tifando perché il bene vincesse sul male.
Lo consiglio sicuramente a chi ama il genere urban fantasy, in questo genere letterario di sicuro si distingue per originalità e cura nei personaggi. Non riceve il voto pieno solo per quella parte iniziale un po’ destabilizzante: fate attenzione se volete regalarlo a qualcuno sensibile alle parolacce e alle scene osè.

Voto:





Piccoli Brividi (Goosebumps) Il film
Anno di uscita italiana: 2016
Interpreti: R.L. Stine, Jack Black, Odeya Rush, Dylan Minnette

 Recensione:


 Goosebumps, o Piccoli Brividi, è la prima serie di libri che io abbia mai letto. Da piccola, intendo più o meno dagli otto anni in su, io leggevo quasi esclusivamente Topolino e compagnia bella e Piccoli brividi, e ne ho ancora adesso una bella collezione.
Così il giorno di Santo Stefano mi sono messa a guardare il film prodotto nel 2015 con Jack Black.
All’inizio e praticamente finchè non compaiono i mostri, non ero molto convinta: comincia piuttosto lentamente con le solite cose che succedono nei film americani. Il ragazzo e la madre si trasferiscono, lei lavora nella sua scuola e lui non vuole che li vedano insieme, si è preso una cotta immediata per la sua carinissima vicina di casa, che però ha un padre creepy che non vuole che nessuno si avvicini a casa sua.
Non rivelo altro per non spoilerare, ma ad un certo punto la trama prende una piega decisamente più movimentata, e in breve tempo ogni mostro creato da Stine prende vita in questa cittadina americana.
Mi ha divertito vedere insieme tutti i mostri di cui ho letto le storie da piccola, specie il più cattivo di tutti: il pupazzo parlante, che mi spaventa ancora adesso, tanto che i burattini e le bambole in generale proprio non mi piacciono.
Il lieto fine, come nella serie di Piccoli brividi, è dietro l’angolo, assieme a qualche lacrimuccia e a tante risate, merito dell’amico Champ e soprattutto della zia di Zach, adorabile e svampita come solo una zia (zitella) può essere.
C’è un’ambientazione in particolare che mi ha veramente incantata, suggestiva e romantica, leggermente tetra e misteriosa.
Lo consiglio sicuramente e state tranquilli, i brividi sono piccoli, non è un horror di quelli che lasciano incubi spaventosi.

Voto:


martedì 17 ottobre 2017

Recensione: The Necromancer, di Jonathan L. Howard

Titolo: The Necromancer (Johannes Cabal #1)
Autore: Jonathan L. Howard
Editore: Knopf Doubleday Publishing Group
Pagine: 304
Consigliato:

 

 Trama:

 Johannes Cabal sold his soul years ago in order to learn the laws of necromancy. Now he wants it back. Amused and slightly bored, Satan proposes a little wager: Johannes has to persuade one hundred people to sign over their souls or he will be damned forever. This time for real. Accepting the bargain, Jonathan is given one calendar year and a traveling carnival to complete his task. With little time to waste, Johannes raises a motley crew from the dead and enlists his brother, Horst, a charismatic vampire to help him run his nefarious road show, resulting in mayhem at every turn.

Recensione:

Partiamo dal fatto che mi sono gasata tantissimo quando l’ho trovato nella Waterstones di Oxford. E poi vi chiedete come mai amo tanto questa città.
E diciamo anche che per i primi 3/4 capitoli fa veramente morire dal ridere.
La trama: Johannes Cabal, negromante, è sceso all’inferno per riavere indietro la sua anima, che ha venduto anni prima proprio per avere la capacità di risvegliare i morti.
Ma si sa, riavere semplicemente indietro l’anima così come se niente fosse creerebbe un precedente, e il capo giù non è mica di manica larga. Quindi propone un ulteriore patto a Johannes: 100 anime in cambio della sua, da raccattare nel giro di un anno. E visto che si sente generoso, gli offre anche un espediente per prenderle: un circo ambulante su treno.
Johannes all’inizio non è convinto, ma poi, insomma, che altro dovrebbe fare? Lui rivuole la sua anima, quindi accetta.
Dopo aver trovato il treno, che necessita di una pulita e di carbone per poter andare avanti, Johannes va a cercare l’unico che potrà aiutarlo nell’impresa: suo fratello Horst (lo so, i nomi sono difficili) che, incidentalmente, è diventato un vampiro molti anni fa proprio a causa del fratello. Quest’ultimo gli propone quindi di aiutarlo nell’impresa per poter tornare di nuovo umano.
Horst accetta, e così parte il carrozzone del circo dei fratelli Cabal, gestito grazie alle potenze infernali, dedito solo all’abbindolare gente non tanto per i suoi soldi, ma per le loro anime.
Come forse avrete capito, è denso di humour nero. E’ una sorta di Moore con atmosfere degne di un horror di quelli fatti bene però. Non si capisce benissimo l’epoca di svolgimento a esser sinceri, ma la storia procede senza grossi intoppi. Johannes è un personaggio particolare, a momenti ti sbellichi dalle risate per il suo sarcasmo e a volte invece lo picchieresti perché sembra stupido.
Suo fratello sembra un personaggio di contorno, ma nel finale sorprende e rimane sicuramente impresso nella memoria. I vari addetti del circo, tutti mostri/armate infernali ecc… sono spassosi, macabri e un po’ retrò, assolutamente affascinanti.
Perché non ha il punteggio pieno allora? Semplice: perché mi aspettavo che venisse raccontata di più la caccia alle anime, invece ne vengono raccontate giusto 3 o 4, e nel mezzo sembra come se il treno, o meglio la trama, prendesse una deviazione, che seppur divertente, sembra non c’entrare nulla con la missione dei fratelli.
C’è un cliffhanger? Ni, perché questo è il primo di una serie. Comunque sia, prenderò sicuramente almeno il secondo.

Voto:

giovedì 5 ottobre 2017

Recensione: In The Shadow of Blackbirds, di Cat Winters


Titolo: In the shadow of blackbirds
Autore: Cat Winters
Editore: Amulet
Pagine: 416
Consigliato: sì!

Trama:


In 1918, the world seems on the verge of apocalypse. Americans roam the streets in gauze masks to ward off the deadly Spanish influenza, and the government ships young men to the front lines of a brutal war, creating an atmosphere of fear and confusion. Sixteen-year-old Mary Shelley Black watches as desperate mourners flock to séances and spirit photographers for comfort, but she herself has never believed in ghosts. During her bleakest moment, however, she’s forced to rethink her entire way of looking at life and death, for her first love—a boy who died in battle—returns in spirit form. But what does he want from her?

Featuring haunting archival early-twentieth-century photographs, this is a tense, romantic story set in a past that is eerily like our own time.


Recensione:


“Death snapped at my heels – I’m coming. Are you watching out for me?”

I romanzi di Cat Winters, per un qualche motivo, mi hanno sempre incuriosito: un po’ per i titoli particolari, un po’ per le cover dark e misteriose, quindi mi sono decisa e ho iniziato In the shadow of blackbirds, romanzo d’esordio della Winters.
Ed è finito per diventare uno dei più bei libri che io abbia letto, non solo quest’anno ma in generale.
L’anno è il 1918: infuria ancora la prima guerra mondiale, e i soldati americani sono mandati a combattere in francia.
Ma in tutto il mondo imperversa anche l’influenza spagnola, che alla fine sarà l’epidemia peggiore che il mondo abbia mai affrontato con una stima che si aggira tra i 20 milioni e i 100 milioni di vittime.
Mary Shelley Black (chiamata così perché la madre era appassionata di Frankenstein), la protagonista, ha 16 anni, e si sta trasferendo da Portland a San Diego, per vivere con sua zia Eva.
Suo padre è stato arrestato per le sue idee sulla guerra, e sua zia è rimasta vedova ed ora, a soli 26 anni, vive sola ed è costretta ad un duro lavoro per sopravvivere.
Mary inoltre sta aspettando le lettere del suo innamorato, Stephen, partito per la guerra poco prima. Quindi un giorno, trascinata dalla zia, va a trovare Julius, fratello di Stephen, specializzato in fotografie spiritiche, cioè foto di una persona viva con un fantasma vicino a sé.
E da qui parte tutta la narrazione, a non vi dico altro perché gli spoiler sono dietro l’angolo.
 E’ una storia piuttosto pesante, di certo non allegra. La Winters è riuscita a creare l’atmosfera di terrore che si viveva in america in quel periodo: la guerra, anche se lontana; l’epidemia, con cadaveri in ogni angolo; la soppressione di qualsiasi cosa tedesca; mischiata ovviamente allo spiritismo e alla perdita delle persone care, sia a causa della malattia che per la guerra.
A parte qualche breve momento, Mary Shelley non vive una vita felice o facile. Ma va avanti, e combatte per conoscere la verità. Scoprirà e vedrà cose che la cambieranno per sempre, e che una ragazza di 16 anni non dovrebbe vedere, ma lei è intelligente e curiosa, e anche se a volte sembra impossibile, in qualche modo, uscendone pure a pezzi, se la caverà.


“ I think between the war and the flu, no one’s going to escape getting haunted. We live in a world so horrifying, it frightens even the dead.”

L’angoscia e la tristezza e il lutto ma anche la forza del primo amore pervadono le pagine, così come il mistero riguardo la morte e la vita oltre la morte, ed è difficile staccarsi dalla narrazione. Non ci sono punti morti, non c’è un attimo di pace, e mi sono ritrovata a portarmi il libro ovunque andassi per poter sapere come andava avanti.
Mi sono anche ritrovata immensamente triste a pensare a quello che le persone devono aver passato in quel periodo, compresa la mia famiglia, visto che il mio bisnonno è morto proprio per la spagnola.
I personaggi di contorno si muovono bene, ognuno ha una proprio personalità, ma tutti sono ben intrecciati con la storia principale, quella tra Stephen e Mary. Il volume è inoltre corredato da foto e manifesti dell’epoca.
Il livello di inglese non è particolarmente difficile, è molto meno poetico di Flights and Chimes, poi alla fine del volume troverete le note dell’autrice in cui parla delle sue ricerche su quel periodo, con parecchi cenni storici molto interessanti.
Insomma, ve lo consiglio assolutamente. Ho inserito in wishlist ogni libro che la Winters ha scritto, perché se è rimasta brava come all’inizio, sono certa che diventerà una delle mie scrittrici preferite.

Voto:

giovedì 7 settembre 2017

Doppia recensione: I guardiani dell'isola perduta, A monstrous place

 Titolo: I guardiani dell'isola perduta
Autore: Stefano Santarsiere
Editore: Newton Compton
Pagine: 337
Consigliato: si

 Trama:

 Una scossa improvvisa giunge nella vita di Charles Fort, giornalista appassionato di misteri. Il suo amico Luca Bonanni è morto in un incidente stradale e proprio lui viene convocato dalle autorità per riconoscerne il corpo. Ma le sorprese che lo attendono non sono poche: la compagna di Bonanni, Selena, sospetta un’altra causa di morte e lo contatta per chiedergli aiuto. Ha con sé una valigia lasciata dall’uomo piena di oggetti provenienti da relitti inabissatisi nel Pacifico e che nessuno, in teoria, potrebbe aver recuperato. Le domande sono tante: cosa lega il contenuto della valigia alle ultime ricerche di Bonanni? Da cosa dipendevano i suoi timori negli ultimi giorni prima dell’incidente? E soprattutto, chi o cosa sono gli hermanos del mar che cercava lungo le coste messicane e poi nell’arcipelago delle Fiji? Per risolvere i tanti misteri, Charles Fort e Selena si spingeranno dall’altra parte del mondo, trovandosi alle soglie di una scoperta scioccante che unisce le ipotesi sull’esistenza di misteriose creature degli oceani agli affari di una spietata multinazionale...

Recensione:

Prima di tutto, ringrazio l’agenzia Saper Scrivere che mi ha mandato una copia del romanzo. Grazie mille!
Ok, partiamo con le cose che mi sono piaciute: il fulcro di tutta la trama, la sua originalità, e l’ambientazione mi hanno colpito molto.
All’inizio invece non mi è piaciuto così tanto. Fatica un po’ ad ingranare, e come spesso accade, ci sono troppi dettagli che al fine della trama non servono a nulla e appesantiscono la lettura.
Ma tutto si riprende quando Charles e Selena arrivano alle Fiji. Lì, complice anche le belle descrizioni dell’ambiente tropicale e le rivelazioni che portano poi alla conclusione finale fanno sì che la lettura scorra velocemente. Una bella lettura estiva, accattivante e ricca di avventura.
Mi ha fatto piacere scoprire nelle note finali dell’autore che avevo intuito quali fossero state le sue fonti d’ispirazione, vuol dire che sono entrata bene in sintonia col romanzo.
La trama: Charles Fort, giornalista che vive a Bologna, riceve la telefonata che un suo collaboratore è morto in calabria, e lui deve andare a identificare il corpo. Lì conosce la fidanzata del defunto, e scopre a cosa stava lavorando quando ha avuto l’incidente.
Ma Charles soffre di amnesie. Da un momento all’altro dimentica brevi periodi della propria vita.
Quello che non mi è piaciuto del protagonista è proprio l’atteggiamento che assume una volta che viene colpito da un’amnesia: diventa cattivo e antipatico nei confronti di tutti. Insomma, va bene che non ti ricordi delle persone attorno a te, ma non è mica detto che tutti vogliano ucciderti! Potresti anche trattarli un po’ più gentilmente! Se l’avesse fatto con me probabilmente gli avrei tirato un paio di ceffoni così magari gli passava anche l’amnesiaXD Ma io sono una blogger manesca quindi forse è un po’ esagerato.
Il libro tocca varie località, ma è appunto alle Fiji che tocca il suo apice.
Alla fine l’ho trovato un Dan Brown nostrano con qualche dettaglio di troppo, ma comunque una lettura estiva piacevole.

Voto:



 Titolo: A Monstrous Place (Tales from between #1)
Autore: Matthew Stott
Editore: Fenric books
Pagine: 178
Consigliato:

Trama:


Molly lives with her Mother in a large, creaking house that she wishes were haunted. There may be no ghosts, but what about monsters? Monsters with an unending appetite that like to steal people away in the black of night.

When, one morning, Molly wakes to find her own Mother missing, she discovers she has a potentially fatal task ahead of her. With only her dead Gran and a retired adventurer by her side, Molly must travel to a dangerous and untrustworthy land somewhere between awake and asleep, before her Mother finds herself planted in a most monstrous garden.



Recensione:

 Primo di una serie di tre racconti lunghi/romanzi brevi, tutti con una copertina molto carina devo dire, A monstrous place si apre con una situazione spiacevole.
Alcuni bambini spariscono di notte, e nessuno sa dove siano.
Uno di questi è Neil, amico di Molly, la protagonista.
Lei vive nella grande casa che era di sua nonna assieme alla mamma. Mr adams, vecchio soldato in pensione è loro vicino, assieme a due vecchietti un po' strampalati, che danno nomi propri alle piante del loro giardino.
Ma quando è la mamma di Molly a sparire, lei si mette all'opera per salvarla e per scoprire cos'è successo a Neil e agli altri bambini.
Proprio lei è una vera perla di protagonista: mirabile la scena in cui scopre la sparizione di sua madre.
Nemmeno nei romanzi per adulti si può trovare una bambina così intelligente e coraggiosa. Pensate che va a toccare lo spazzolino da denti della madre per sentire se è bagnato e capire da quanto tempo è scomparsa. Io probabilmente non ci sarei mai arrivata.
Molto spesso mi capita di non sopportare i/le protagonisti/e. Sono arroganti o lamentosi, vanitosi o melodrammatici.
Molly no. E' una che vorresti come vicina di casa, come amica.
L'influenza di Gaiman nello stile dello scrittore si nota nel mondo immaginario che ha creato, fantastico ma allo stesso tempo spaventoso, con personaggi particolari e difficili da dimenticare.
In questo momento sto leggendo il terzo racconto della serie, The increasingly trasparent girl, e anche se posso dire che non è a livello di questo, ha qualche riferimento al primo, ed è molto interessante da leggere.
Lo consiglio assolutamente.
P.s.: l'ebook costa solo 0,99 cent!

Voto:

venerdì 14 luglio 2017

Recensione: Daughters Unto Devils + 3 anni di tartaruga!!

Buongiorno! Inizio questo post con un annuncio: oggi è il terzo compleanno del blog!
 Quindi balliamo...
E torta per tutti!!
Ringrazio tutti quelli che ancora mi seguono, chi legge le mie recensioni a volte cattivissime e chi le commenta, chi collabora col blog e chi invece vorrà (spero) seguirmi d'ora in poi!

E ora passiamo alla recensione di oggi, che sarà (rullo di tamburi)... negativa!

 Titolo: Daughters unto devils
Autore: Amy Lukavics
Editore: Simon & Schuster
Pagine: 240
Consigliato: no

Trama:

Sometimes I believe the baby will never stop crying.

Sixteen-year-old Amanda Verner fears she is losing her mind. When her family move from their small mountain cabin to the vast prairie, Amanda hopes she can leave her haunting memories behind: of her sickly Ma giving birth to a terribly afflicted baby; of the cabin fever that claimed Amanda's sanity; of the boy who she has been meeting in secret...
But the Verners arrive on the prairie to find their new home soaked in blood. So much blood. And Amanda has heard stories - about men becoming unhinged and killing their families, about the land being tainted by wickedness. With guilty secrets weighing down on her, Amanda can't be sure if the true evil lies in the land, or within her soul...

Recensione:

SPOILER

“The only devil inside of you is the one you created yourself.”

 
Per me l’estate è la stagione dei gialli e degli horror, che se scritti bene posso dare quel brivido piacevole quando fa caldo.
Quindi ecco qui Daughters unto devils, di un’autrice specializzata di horror, anche se YA.
Il primo problema della storia è che, come accade quasi sempre, non è specificata una location e un’epoca di svolgimento.
Qui ho ipotizzato fosse l’america dei coloni, ma senza specifiche potrebbe essere l’australia o giove, il 1200 come il 1700. -___- non hanno ancora capito che è una cosa utile per una storia.
Serve a identificare la mentalità dell'epoca, quanto la religione potesse influenzare la vita quotidiana, anche solo capire a che livello di sviluppo è il mondo, quali difficoltà devono affrontare.
Niente, all'autrice non frega niente di tutto questo, così noi restiamo all'oscuro.
Un’altra cosa che non hanno capito è che il voler sempre scrivere in prima persona, taglia fuori un sacco di scene e impoverisce la trama.
Il terzo è la protagonista: antipatica e lamentosa, ma anche gli altri personaggi sono piuttosto piatti. Mi sono piaciuti i due bambini, Joanna e Charles.
Comunque, il libro per l’85 per cento è noioso. Per fortuna è corto, perché si rianima solo verso la fine, e se fosse stato lungo probabilmente non l’avrei retto.
Abbiamo Amanda, la protagonista, che vive con la famiglia (padre, madre, tre sorelle e un fratello più piccoli) in una minuscola capanna sui monti.
La prima scena ci presenta Amanda che se la spassa nei boschi con un ragazzetto, e pensa di essere una peccatrice per questo. Se capite cosa intendo.
Poi Amanda confessa anche che vorrebbe morta la sorella più piccola, Hannah, nata cieca e sorda, che piange e strilla ininterrottamente. Carina eh?
 Ma ci dice anche, per il 75% del libro, che è tutta colpa dell’inverno passato. Temevo non ci dicesse mai cosa è accaduto, ma per fortuna lo fa. Anche se dopo ho fatto: embè, tutta sta suspence per questo?

Il padre un giorno torna a casa e dice che sarà un inverno tremendissimo, e vuole trasferirsi sulla prateria, dove ci sono delle case abbandonate.
Meglio, perché Amanda scopre di essere incinta, e va dal suo boyfriend convinta che lui sarà felicissimo e la sposerà, ma ovviamente lui si arrabbia e la molla lì.
Così partono tutti, e trovano questa casa abbandonata, completamente coperta di sangue e mosche e schifezze varie. È chiaro che hanno ammazzato qualcuno/qualcosa, ma Pa dice che basta lavare e andrà bene. Bravo, ottima decisione.

Indovinate cosa succede dopo? Beh le cose non vanno bene, ma guarda un po’.
Riassumendolo si può dire che è un libro contro l’andare a letto prima del matrimonio: penso che se fossi una ragazza giovane e lo leggessi, mi terrorizzerei, perché sembra che sei lei non fosse stata così “ disinibita” non sarebbe successo niente. Come non sarebbe successo niente se mamma e papà non avessero fatto tanti figli e quindi gli occorreva una casa più grande. E sembra anche se sia tutta colpa di lei che, piuttosto comprensibilmente, questo bambino non lo vuole. E’ spaventata, sola, e non lo vuole, e una notte abortisce spontaneamente. E i demoni sfruttano questa cosa e la perseguitano. Non credo sia un buon messaggio per chi può trovarsi in una situazione simile. Che i demoni siano reali o solo frutto della mente sconvolta di Amanda.
Lo trovo triste.
“Sometimes I believe the baby will never stop crying” sembra una frase che fa paura, ma alla fine il bambino che piange nella foresta lo sente una volta e basta.
In conclusione: nelle ultime 15 pagine fa abbastanza paura, ma non ho apprezzato il messaggio del libro.
Leggerò comunque The women in the walls della stessa autrice, sperando in un messaggio migliore.

Voto:


venerdì 3 marzo 2017

Recensioni Movie: Sospesi nel tempo (The Frighteners)

Titolo: Sospesi nel tempo (The frighteners)
Regista: Peter Jackson
Anno di uscita: 1996
Cast: Michael J. Fox, Trini Alvarado, Dee Wallace, John Astin

Trama:

Un vedovo dai poteri paranormali viene aiutato da tre fantasmi a fermare, entrando in contatto con l'al di là, un pericoloso serial killer. Nel frattempo il nostro eroe riesce a liberare la dimora di una giovane vedova infestata da presenze poco rassicuranti. 

Recensione:

Lo so, è un film piuttosto vecchio (non dirò troppo vecchio perchè io sono più vecchia di lui) ma mi ha colpito così tanto che ho deciso di recensirlo comunque. Lo trovate sulle maggiori tv a pagamento, e magari gli darete un'occasione quando e se lo trasmetteranno sui canali del digitale terrestre.
Il nome di Peter Jackson mi ha spinto a guardarlo, oltre a quello di Robert Zemeckis come produttore, e quello di Danny Elfman per le musiche.
Frank Bannister (Michael J. Fox) ha perso la moglie in un incidente stradale, lavorava come architetto ma non ha mai ultimato la sua casa, e da quando è morta la moglie può vedere i fantasmi. 
Così è diventato amico di tre di loro: Cyrus, Stuart e Il Giudice.
Li manda a terrorizzare la gente e poi lui interviene per ripulire la casa dalle presenze maligne, facendosi ovviamente pagare profumatamente.
Quindi in città tutti lo conoscono come truffatore. Ma un giorno, a casa di Ray e Lucy, vede un numero luminoso sulla fronte di Ray, che morirà qualche giorno dopo.
Inizia così la caccia a questo serial killer paranormale che ha preso di mira la città.
Mi aspettavo un horror, ma in realtà è una commedia horror. E' divertente, gli attori recitano tutti bene, compreso il "classico" cameo di Jackson. Se lo conoscete, sapete di cosa sto parlando.
Certo, era il 1996, quindi gli effetti speciali sono quelli che sono, ma i fantasmi non sono realizzati male.
Non è molto spaventoso, quindi se avete timore a guardarlo per questo, non preoccupatevi.
Se non lo avete mai visto, ve lo consiglio. E' sicuramente strano e particolare, poco conosciuto e difficile da inquadrare, ma mi è rimasto impresso nella memoria, a differenza di tanti horror moderni con una trama insulsa e banale.

Voto:

 
Vi lascio il trailer:
 

lunedì 9 gennaio 2017

Recensione Movie: Krampus, Natale non è sempre Natale

Titolo: Krampus, Natale non è sempre Natale
Anno di Uscita: 2015
Diretto da: Michael Dougherty
Interpreti: Adam Scott, Toni Collette, David Koechner 

Che cosa c’è di meglio da fare a Santo Stefano che guardare un bel film natalizio? Meglio ancora, un horror ambientato durante il natale!
Krampus inizia come una commedia americana natalizia: gente che sgomita per i regali, alberi decorati, canzoni natalizie allegre in sottofondo e i tanto “amati” parenti che vengono a passare qualche giorno insieme.
Ma si sa, le cose non sono mai come sembrano. I genitori non vanno così d’accordo, i parenti sono anche peggio degli anni scorsi, e il piccolo Max, che ha perso lo spirito del Natale, esprime un desiderio che richiamerà il terrore nella sua cittadina.
Arriva infatti Krampus, l’ombra oscura di Babbo Natale, che con i suoi aiutanti, giocattoli posseduti, elfi demoniaci e omini di pan di zenzero assassini ha il compito di portare via chi ha perso lo spirito del natale.
Quindi ad uno ad uno i membri della cittadina e della famiglia di Max spariscono.
Riuscirà Max a ritrovare lo spirito del natale dentro di sé o è tutto perduto?
Ne avevo sentito parlare tempo fa, ma non mi aspettavo che alla fin fine mi piacesse.
Di norma rimango piuttosto delusa dagli horror. O sono stupidi o non fanno per niente paura, almeno per me che ormai sono un’appassionata.

Krampus non fa paura allo stato puro (ma santo cielo, il clown pupazzo gigante che mangia le persone forse mi fa più paura che il demone) anzi, ha un ritmo lento all’inizio ma è anche in qualche modo poetico, non è splatter e in molte scene fa pure ridere.
I costumi del Krampus e dei vari aiutanti sono davvero ben realizzati e ho assolutamente adorato gli omini di pandizenzero.
Sono carini, coccolosi e fatti di biscotto, con le loro vocine acute e i bottoncini gommosi sono adorabili… prima che infilzino qualcuno nell’uncino delle catene e il loro padrone porti via la vittima.
Non solo, è basato su un'antica leggenda, di cui troverete maggiori informazioni qui, ma che si festeggia ancora oggi in alcune parti d'Italia e in Baviera.
Il finale è piuttosto criptico e abbastanza aperto, ma aggiunge una sorta di fascino alla pellicola.
Cerca anche di insegnare una morale, quindi il mio voto per questa pellicola è:

martedì 27 dicembre 2016

Doppia recensione: First Contact + Snow White's Revenge

Buongiorno! Volevo scrivere questo post qualche giorno fa, ma settimana scorsa ho avuto una terribile nevralgia alla schiena che mi ha bloccata nel letto per tre giorni ç_ç
Non sono riuscita nemmeno a farvi gli auguri di Buon Natale, sono spiacente.
Recupero con una doppia recensione di un thriller e un retelling, entrambi molto validi.

Titolo: First Contact
Autore: Kat Green
Editore: The wild rose press
Pagine: 180
Consigliato:

Trama:

Sloane Osborne is a paranormal realtor in the business of selling haunted houses but, in truth, she’s only searching for one ghost. And her time is running out. It’s the 366th day after her fiancé’s death. Michael used to like putting things off for “a year and a day”—so tonight’s the night. Sloane will do anything to make contact with him before the clock strikes midnight. When she gets a call to check out a home in Waukesha, Wisconsin, it’s the last place she thinks Michael would contact her. Sloane is dead wrong.

 Recensione:

All'inizio non avevo capito bene dove andava a parare questo romanzo.
Inizia come un paranormal, con Sloane che cerca di contattare il fidanzato morto esattamente un anno e un giorno dopo la sua dipartita.
Vuole vederlo ancora, è distrutta dalla sua perdita.
Va quindi in una casa abbandonata e cerca di mettersi in contatto con lui.
Ma in realtà scoprirà che quella casa nasconde molti altri fantasmi e una storia molto più agghiacciante della sua triste storia d'amore.
Da questo punto in poi quindi si trasforma in un thriller, ma di quelli davvero ben fatti, aggiungendo ovviamente anche la componente paranormal, perchè comunque i fantasmi ci sono, sono arrabbiati e vogliono vendetta.
E' una storia al passo coi tempi, e se siete fan di trasmissioni quali Ghost Adventures troverete molti riferimenti a questo tipo di investigazioni.
Non manca la componente romantica e il lieto fine è assicurato.
Non solo, giustizia sarà fatta e i fantasmi potranno riposare in pace.
Ottima suspence, bella trama, anche piuttosto originale, l'unica pecca che ho riscontrato è l'inizio, molto confusionario, e il lavoro e la capacità che ha Sloane di vedere i fantasmi.
L'ho trovato un po' pasticciato, non ho ben capito cosa avesse in mente l'autrice.
Comunque lo consiglio agli amanti degli horror/thriller.

Voto:

 


Titolo: Snow White's revenge
Autore: Casey Lane
Pagine: 88
Consigliato:
 

Trama:

 
She's a prisoner. He wants an adventure. Together, they'll change a kingdom forever.

Read the prequel novella to a new series of standalone fairy tale novels from Casey Lane!


Recensione:

Essendo una novella, è piuttosto corta, quindi non mi dilungherò troppo neanche nella recensione.
Come trama non è originalissima, ricorda Biancaneve e il cacciatore con un pizzico della Biancaneve di OUAT.
Quello che mi è piaciuto di più, oltre al fatto che è scritto molto bene, è l'interazione tra Snow e il principe, arrivato nel reame per sposare in realtà la matrigna di lei.
Lui è simpaticissimo, i loro battibecchi sono intelligenti e fanno divertire moltissimo, sono frizzanti e molto piacevoli da leggere.
Essendo una novella non c'è una fine vera e propria, comunque lo consiglio, l'autrice non è per niente male e promette bene anche con gli altri retelling della saga Fairy Tales Forever.
La copertina mi piace moltissimo, nonostante ci sia solamente un viso.

 Voto:



Ci risentiamo tra qualche giorno con il Book Of the month!!

lunedì 17 ottobre 2016

Review Blog Tour: Dead Man's Curve, di Alex Van Tol


Titolo: Dead Man's Curve
Autore: Alex Van Tol
Genere: YA Horror (novella)
Data di uscita: October 17th 2016
Editore: Leap Books' Shine
Consigliato:

Trama:


The road to Hell passes through Dead Man’s Curve.

It’s been two years since Booker broke up with Rachel, and he wants to get her back. Only problem is, he doesn’t realize it until he and his four friends are hip-deep in a deadly nightmare. They've run over a wispy figure on the highway on Halloween night and now something is preying on them, one by one, going after their deepest fears.

Lost and scared in the New England wilderness, the group realizes they’re trapped in their own twisted version of The Blair Witch Project. They're powerless against dark forces. When Rachel's life is threatened, Booker realizes it’s up to him to figure out a way to stop the unholy madness.

If he’s man enough to face it head on.

Recensione:

Per dovere di cronaca, dirò subito che la prima cosa che mi ha attirato è stata la copertina.
Poi la trama ovviamente, quindi ecco una nuova lettura perfetta per l'imminente arrivo di Halloween.
E' una novella, quindi sono solo 88 pagine, ma vi basteranno, credetemi.
Inizia tranquillamente, con 5 amici che stanno tornando a casa dopo una festa di Halloween, ognuno col proprio costume ancora addosso. Sta guidando Booker, e mentre affronta la Dead Man's Curve, una micidiale curva famosa per gli incidenti stradali, sembra che abbia investito qualcuno.
Gli amici scendono per controllare, ma sarà l'inizio dell'incubo che si troveranno ad affrontare da soli, di notte, con ridicoli costumi di Halloween addosso.
Niente è come sembra in questa novella, e il colpo di scena è sempre dietro l'angolo.
Forse l'unica lettura in questo mese dedicato all'horror che davvero mi ha spaventata, mi ha tenuta col fiato sospeso, mi ha intrigato. Non volevo più smettere di leggere.
Nonostante sia uno YA horror, quindi con qualche elemento YA come l'amore e i problemi tipici di quell'età, queste cose sono solo accennate, e come livello di spaventevolezza supera di gran lunga Asylum, una delle mie ultime letture. Lo vedrei benissimo come film, o almeno come una puntata di Supernatural.
Ottimo finale, inglese nella norma, direi difficoltà medio bassa, carinissima la grafica del numero del capitolo (ok, non ho idea di come si chiamiXD).
Personaggi secondari interessanti, Rachel è sicuramente la mia preferita, ovviamente non possono essere approfonditi parecchio perchè è una novella, ma nel complesso è un ebook veramente molto buono.
Non prende un punteggio pieno semplicemente perchè avrei voluto che non finisse mai, e che ci fossero maggiori spiegazioni sul finale.
Come sempre, ringrazio la YA Bound Book tours per avermi permesso di leggerlo in anteprima.

Voto:



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About the Author
A born writer, Alex Van Tol cut her teeth on Stephen King novels so terrifying she had to turn them face-down on the floor in order to sleep at night. Alex writes across a broad range of genres for youth and adults, including contemporary, paranormal, historical and, of course, horror and thrillers. She lives between the mists and moody skies of Vancouver Island.

Author Links:
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Blog Tour Organized by:
YA Bound Book Tours



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venerdì 7 ottobre 2016

Recensione: Asylum, di Madeleine Roux

Buongiorno e benvenuti alla prima recensione in tema Halloween di quest'anno!
Non mi è piaciuto granchè, lo ammetto, perciò ci saranno dei dolcetti alla fine del post per compensare, sigh.

Titolo: Asylum (Asylum #1)
Autore: Madeleine Roux
Editore: HarperTeen
Pagine: 313
Consigliato: ni

Trama:

For sixteen-year-old Dan Crawford, New Hampshire College Prep is more than a summer program—it's a lifeline. An outcast at his high school, Dan is excited to finally make some friends in his last summer before college. But when he arrives at the program, Dan learns that his dorm for the summer used to be a sanatorium, more commonly known as an asylum. And not just any asylum—a last resort for the criminally insane.

As Dan and his new friends, Abby and Jordan, explore the hidden recesses of their creepy summer home, they soon discover it's no coincidence that the three of them ended up here. Because the asylum holds the key to a terrifying past. And there are some secrets that refuse to stay buried.

Featuring found photos of unsettling history and real abandoned asylums and filled with chilling mystery and page-turning suspense, Madeleine Roux's teen debut, Asylum, is a horror story that treads the line between genius and insanity.


Recensione:

 

 "No great mind has ever existed without a touch of madness."


Come sapete, nel periodo che precede Halloween mi piace leggere e recensire e quindi magari consigliarvi (o meno) dei libri horror o almeno in tema con la festività.
Quest'anno la prima lettura è stata Asylum, che dalla copertina promette bene. Insomma, è abbastanza creepy, no?

Ma come sempre, promette e non mantiene.
Al suo interno sono inserite alcune foto che dicono provengono da veri asylum, cioè manicomi, ma alcune non centrano niente con il contesto e altre sono palesemente photoshoppate.


Il libro scorre velocemente perchè i separatori dei capitoli occupano una pagina o anche due, poi ci sono le foto, le lettere e le pagine scritte grosse e poi il livello di intelligenza delle parti non propriamente horror è tale che volano via come se niente fosse.
Dan, il protagonista, frequenta questo corso preparatorio al college in questo posto chiamato Brookline, un edificio che una volta era un manicomio. E già lì io mi farei qualche domanda e probabilmente non ci entrerei.
Lì conosce Abby e Jordan, e diventeranno subito grandissimi amici. Una cosa che infatti stona moltissimo è l'insta love e l'insta frendship: tutti subito amicissimi, fidanzatissimi, ecc...
Dan è piuttosto noioso. Abby è carina e intelligente, l'Hermione del gruppo. Jordan è una macchietta, sempre geloso o arrabbiato, un po' stereotipato, vista la sessualità del personaggio.


Dan però inizia a fare sogni reali su quel posto, a trovare foto inquietanti sui serial killer che venivano curati lì dentro, così i tre amici decidono di esplorare l'ala proibita.
Verso pagina 60 ho pensato: sta a vedere che è Shutter Island per giovani.

"Insanity is relative. It depends on who has who locked in what cage."

 
No, non lo è. Magari, perchè sarebbe stato sicuramente molto più interessante e pauroso, ma asylum mischia troppo fatti insignificanti, come la mensa scolastica, e cosa mangia Dan a pranzo e a colazione, e la montagnola di mac & cheese che fa mentre sta pensando (se non li mangi dalli a me caro, ne vado matta!) a scene più thriller che però scorrono troppo velocemente per lasciare realmente dei brividi. E col passare delle pagine tutto diventa sempre più piatto.


Vi dico come mi sarebbe piaciuta la trama: Dan in realtà è un paziente dell'asylum e crede solamente di essere uno studente, così come Abby (la ragazzina sottoposta a lobotomia di cui trovano la foto appesa al muro del vecchio ufficio), così come Jordan, oppure Dan, Abby e Jordan sono reincarnazioni/posseduti dai fantasmi dei pazienti morti lì e cercano vendetta.
Così si sarebbe stato emozionante. 

Invece non c'è niente di tutto questo. Ci sono rimasta malissimo, mi sembra di aver letto il nulla.
Non lo consiglio a chi è avvezzo a thriller/horror, perchè lo troverebbe insipido. Chi invece magari non ne legge spesso potrebbe trovarlo di suo gradimento.
Di sicuro è un'altra serie che non preseguirò.

Voto:


venerdì 28 novembre 2014

Recensione: Sweeney Todd, Anonimo


Buon pomeriggio a tutti! Come state?
Torniamo nuovamente ad un libro horror e una recensione positiva per questo classico non molto conosciuto, che io ho letto ad Halloween.
Non adatto a stomaci delicati.
Come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate!


Titolo: Sweeney Todd, il diabolico barbiere di Fleet Street
Autore: Anonimo
Titolo originale: The string of pearls 
Edito da: Newton Compton
Pagine: 330
Consigliato: Sì.


Trama:

Tra i segreti più paurosi di Londra si nasconde la storia di un misterioso assassino. Un uomo di nome Sweeney Todd, un mostro capace di occultare le sue insane passioni dietro l'insegna di un'innocua bottega di barbiere in Fleet Street. Proprio qui diverse persone scomparse sono state viste per l'ultima volta: uomini andati a ingrossare le fila dei fantasmi dopo aver incontrato Sweeney Todd. Più sanguinario di Jack lo squartatore e più crudele di Mr. Hyde, Sweeney Todd non uccide in preda a un impulso efferato o agli effetti indesiderati di un farmaco ma, con fredda determinazione, toglie la vita al prossimo per soddisfare la sua sete di denaro e per adempiere a un terrificante rituale: dopo aver smembrato il corpo delle vittime a colpi di rasoio, infatti, il barbiere di Fleet Street consegna i resti di chi ha ucciso a una complice, che provvede a occultarli grazie a uno stratagemma bestiale. Capolavoro della letteratura gotica, Sweeney Todd, con le sue gesta sanguinarie, ha anticipato il Dracula di Stoker e il Frankenstein di Mary Shelley, aggredendo le ipocrite convenzioni della letteratura e della società vittoriana. Dopo numerosi musical che hanno avuto uno straordinario successo, nel 2007 Tim Burton si è ispirato a questo personaggio per un film in cui Sweeney Todd è interpretato da Johnny Depp.



Recensione:




Quando sentiamo il nome Sweeney Todd, penso che quasi tutti pensiamo la stessa cosa: Johnny Depp, con un rasoio in mano, che uccide i suoi clienti, che vengono poi cucinati dalla signora Lovett.
Ma fa tutto questo per vendetta. Tim Burton ha reso più comprensibile questo atto di crudeltà, perché la vendetta, almeno per l’animo umano e per il racconto gotico, è più comprensibile che il mero desiderio di denaro.
Nessuno forse si sarebbe appassionato alla sua storia e alle sue canzoni se avesse saputo che Sweeney Todd uccideva unicamente persone abbienti per poter rubare loro i soldi, i gioielli ed i vestiti.
Eppure è questa la verità, perché, ci tengo a ricordarlo, l’intera faccenda è un fatto realmente accaduto alla fine del 1600, raccolto poi in un libro stampato a fine del 1800.
Mi ha molto colpito questo libro, positivamente si intende.
Certo, non c’è tutto il macabro e l’orrore che Burton ha reso nel film, ma basta pensare ai pasticci di carne della signora Lovett e immaginare che è successo davvero, per rabbrividire di disgusto.
Per questo motivo, non è sicuramente una storia adatta ai deboli di stomaco, e neanche adatta a chi non è abituato alla scrittura di epoca vittoriana, piuttosto pomposa e a tratti non scorrevolissima, visto l’uso di alcune parole non più in uso. (e scusate la ripetizione.)
Comunque, una volta fatto pratica con lo stile di scrittura, la lettura diventa facile e quasi viene da recitare, come se si leggesse una poesia.
Mi hanno colpito molto i personaggi “buoni” della storia, che spiccano maggiormente per questa loro bontà, proprio per contrapposizione a Todd e Lovett, cioè Tobias, l’assistente di Todd che ne subisce di ogni, e Johanna, la ragazza innamorata e disperata per la perdita non accertata dell’amato, forse proprio a causa di Todd. SPOILER PER CHI NON HA VISTO IL FILM!! No tranquilli, qui Johanna non è la figlia di Todd.
E’ facile appassionarsi e tifare per loro due, sopraffatti dagli eventi nefasti, e sperare continuamente che si salvino, che siano felici.
Non spoilero nulla, ma sappiate comunque che la storia ha il lieto fine, per fortuna. E’ stato un vero sollievo.
Mi è dispiaciuto invece che il rapporto tra Lovett e Todd non sia approfondito, ma forse neanche i testimoni e chi ha raccolto la storia ne sapeva qualcosa.
Impossibile invece affezionarsi a Todd, che ha una cattiveria veramente diabolica. Lo si odia, lo si teme e lo disprezza.
Molto interessante poi la postfazione, in cui ci viene raccontata la vera storia di Todd, il processo, il ritrovamento dei resti delle vittime, il metodo usato per ucciderle (con l’aggiunta di illustrazioni dell’epoca) e la tragica fine di tutto. Si dice che ci siano state almeno 160 vittime. Un numero impressionante.
Come errori di stampa ho notato solamente qualche mancanza di articolo e qualche lettera mancante, nulla di grave, specie poi rapportato al prezzo di copertina.
In conclusione: il negozio di barbiere a Fleet Street non esiste più, per fortuna, ma la sua storia, come quella di Jack lo squartatore, rimane impressa nell’immaginario comune, e questa è un’ottima storia per chi ama il racconto gotico vittoriano.
Come avrete notato, il titolo originale è assolutamente differente da quello italiano, semplicemente perchè, parallelo al racconto delle orribili gesta di Todd, vi è il racconto di questo filo di perle, la cui vicenda si intreccerà a quella del barbiere da un certo punto in poi. Forse, con questo titolo, il libro attrae e vende di più.
Vi lascio con una frase che mi ha colpito molto, e che colpirà chiunque ami e rispetti gli animali:
“Un uomo capace di uccidere un innocuo animale dimostra un’assenza di sentimenti e una miseria mentale, che lo rendono capace di commettere ogni crimine e pensarsi impunito.”

Voto: