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giovedì 13 aprile 2017

Doppia mini recensione: L'albergo stregato - Jack Lo Squartatore

Titolo: L'albergo stregato
Autore: Wilkie Collins
Titolo originale: The haunted hotel: a mistery of modern Venice
Editore: Newton Compton
Consigliato:

Trama:


Inafferrabili misteri e inganni criminali, nobiltà di natali e viltà d’animo, simulazioni e dissimulazioni, suspense e colpi di scena: pubblicato a puntate dal giugno al novembre del 1878, questo breve romanzo di fantasmi, che allo stesso tempo prefigura molti caratteri del giallo moderno, è l’ennesima prova dell’abilità compositiva di Wilkie Collins. Anche qui, come nel capolavoro La donna in bianco, è una dama in difficoltà a dare l’avvio alla vicenda. «Vorrei sapere, se non vi dispiace, se corro il pericolo di impazzire». Con queste parole perturbanti una misteriosa Contessa si presenta alla porta dello stimato dottor Wybrow, londinese. Quale evento mette a rischio la sua salute? «Il primo fatto, signore, è che sono vedova», dice la sconosciuta. «Il secondo fatto è che presto mi sposerò di nuovo». L’intricata storia di questa signora dal fascino ambiguo si svolge per la maggior parte a Venezia, dove sorge l’albergo del titolo: un antico palazzo ristrutturato, le cui stanze (e in particolare la n. 14) sono state testimoni di azioni nefande. Ancora una volta, la minaccia del presente giungerà da un oscuro passato, perché il sangue chiama il sangue…

Recensione:

 Ammetto che prima di sentir parlare de "La donna in bianco", praticamente non avevo mai sentito nominare questo scrittore. Poi ho sentito solo recensioni positive e ho scoperto che le sue opere erano del mio genere preferito, così ho approfittato e ho comprato il mammuttone, tanto per avere tutte le opere insieme.
Ho iniziato quindi la lettura de "l'albergo stregato", che mi ha catturato fin da subito.
La trama all'inizio non si svela del tutto, e ho faticato un bel po' prima di capire, o meglio, prima di arrivare alla parte in cui finalmente l'albergo stregato faceva la sua comparsa.
Ho fatto un po' fatica anche a ricordare i personaggi all'inizio e ad inquadrarli nel loro ruolo, tra matrimoni e altre cose, ma è un periodo in cui sono stanca, quindi può anche essere che la mia attenzione fosse bassa.
Tuttavia, il romanzo non delude e non annoia, e riesce a mantenere alta l'attenzione per tutta la sua durata.
Gradevoli le ambientazioni, compresa quella veneziana e interessanti i personaggi.
E' un classico racconto gotico/horror, con atmosfere nebbiose e misteriose, qualche pizzico di scena orrorifica ma senza cadere nello splatter.
La mia prossima lettura (non so bene quando ma spero presto) sarà quindi La donna in bianco, e inserisco Collins tra i miei autori preferiti!

Voto:



Titolo: Jack lo Squartatore
Autore: Robert Bloch
Titolo originale: The night of the ripper
Editore: Bompiani
Pagine: 236
Consigliato:

Trama:

 Chi era Jack lo Squartatore? Da quando l'infame Squartatore terrorizzava le prostitute della Londra vittoriana, l'identità dell'assassino è rimasta un mistero. In questo romanzo del brivido, Robert Bloch propone una soluzione completamente nuova, sorprendente e ingegnosa come la conclusione del suo classico Psycho (1959). "Il rapporto di Bloch con Jack lo Squartatore data da lungo tempo. The Night of the Ripper non è che l'omaggio più recente a un personaggio che mostra di averlo ossessionato da sempre e che, con molta probabilità, l'ha influenzato nel corso di tutta la sua produzione letteraria".

Recensione:



Può sembrare, guardando la copertina e leggendo la trama, che questo sia un saggio, più che un romanzo, cosa che ho pensato anche io. Invece no, è un romanzo, studiato nei minimi dettagli.
Seguiamo infatti Eva, infermiera presso il London Hospital e Mark, dottore presso lo stesso ospedale, che si invaghisce di Eva non appena la vede. Tranquilli, il romanticismo e la storia d'amore praticamente non esistono.
Perchè siamo nel 1888, a Whitechapel, nel momento in cui iniziano i delitti dello Squartatore.
Si mette quindi in moto la macchina investigativa, capeggiata dall'ispettore Abberline, e il romanzo termina poco dopo l'ultimo omicidio, quello di Mary Jane Kelly, il più spaventoso dei cinque attribuibili a Jack.

"Il male esiste dappertutto. Talvolta penso che i nostri sensi siano limitati per proteggerci dalla coscienza della sua esistenza. Crediamo che ci servano a conoscere, ma invece può darsi che ci impediscano la percezione di orrori che non riusciremmo a sopportare." 
Ho letto da poco Stalking jack the ripper, e beh, non c'è paragone, mi spiace.
Si nota come questo sia un romanzo da adulti, mentre l'altro sia uno Ya.
Certo, Stalking è scritto da un punto di vista diverso, ed è per un pubblico diverso, ma sul serio, il tema dell'assassino viene quasi dimenticato.
Se conoscete o se avete visto Ripper Street, la bellissima serie televisiva della BBC ambientata nel 1889, potrete avere una visione di ciò che è questo libro.
Verso la metà, ero quasi sicura di sapere chi fosse l'assassino, perchè sì, qui ci viene detto chi è, perchè insomma, tutti gli indizi erano contro questo sospettato.
Ma invece no, tutto si rivela sbagliato, e con un grande colpo di scena, che ribalta tutto ed è degno dei grandi gialli e thriller, scopriamo che ci siamo sbagliati, che forse l'autore voleva proprio farci credere quello per sviarci dal vero colpevole, o per lo meno quello che ha deciso lui, perchè ricordiamoci che Jack è esistito veramente e non è mai stato catturato.
L'unica nota negativa è stata la forzatura dell'inserimento di due personaggi realmente esistiti, Wilde e L'uomo elefante, che non erano per niente necessari, e dopo una paginetta, scompaiono subito.
Per il resto è promosso.

Voto:

 


venerdì 20 maggio 2016

Keep Me In Your Memory #14

La rubrica a cadenza casuale, in cui vi lascerò una frase, una citazione, tratta da un libro, da una serie tv o da un manga che mi ha particolarmente colpito, e che vorrei "tenere nella mia memoria".


"Il Boscaiolo di Latta sapeva benissimo di non avere un cuore, e perciò stava molto attento a non essere mai crudele o sgarbato con nessuno.
"Voi che avete un cuore" diceva "avete qualcosa che vi guida e che vi impedisce di commettere errori; ma io non ce l'ho, e quindi devo avanzare con molta prudenza. Naturalmente quando Oz mi darà un cuore non dovrò più preoccuparmi tanto."" 

(Il mago di Oz, Frank L. Baum)

martedì 22 dicembre 2015

Teaser Tuesday #47

Buon martedì a tutti! Ecco un'altra rubrica del blog Should be reading che ha l'intento di riportare lo spezzone di un libro attualmente in lettura.
Per l'ultimo teaser tuesday del 2015 c'è un classico.

Ecco il Teaser di "Il ritratto di Dorian Gray" di Oscar Wilde.


Ecco le regole del Teaser Tuesday:
  1. Prendi il libro che stai leggendo



  2. Apri ad una pagina a caso
  3. Condividi qualche riga di testo della pagina
  4. Attenzione a non fare spoiler!
  5. Riporta il titolo e l'autore del libro
"Un cielo senza nubi e dal color verderame brillava oltre le finestre, trafitto da una stella solitaria. Continuò a leggere a quella luce fievole finchè non riuscì più a leggere. Poi, quando il cameriere gli ebbe ricordato più volte che era tardi, si alzò e andò nell'altra stanza, posò il libro sul tavolino di Firenze che stava sempre accanto al suo letto e cominciò a vestirti per la cena."

martedì 28 aprile 2015

Recensione: Il signore dei vampiri, di Hugh Davidson

Buongiorno a tutti! Eccoci all'ultima recensione del mese di aprile, un titolo sui vampiri piuttosto sconosciuto ma piacevole da leggere.

Titolo: Il signore dei vampiri
Autore: Hugh Davidson
Titolo originale:  The Vampire- Master
Pagine: 153
Editore: Newton Compton
Consigliato:

Trama:


Ecco una storia di sangue, di amore e di morte, della quale è protagonista assoluto il Principe delle Tenebre, che continua a esercitare sui lettori di ogni età e stato sociale un fascino incredibile. In questo romanzo, il Signore dei Vampiri, tornato dopo duecento anni nella sua terra d'origine, riesce ad asservire a sé tutta una serie di vittime e, nonostante sia stato individuato e fatto oggetto di una caccia spietata, sembra che debba continuare all'infinito nella sua opera di morte e distruzione, finché...
 
 

Recensione:

 

 
Tra tutte le mie letture young adult e fantasy, devo sempre inframezzare almeno un libro sui vampiri. Un po’ perché mi piacciono questo genere di storie, da sempre, un po’ perché ne ho ancora così tanti arretrati che forse è meglio se mi spiccio a leggerli. Poi mi piace alternare i generi in lettura.
Il signore dei vampiri, titolo semisconosciuto del panorama vampiresco, è uscito per la prima volta nel 1924 a cura di Davidson, un americano appassionato alla letteratura fantastica.
Lo chiamerei un libro corto o un racconto lungo, perché nelle sue 153 pagine succedono molte cose, tutte molto velocemente, basti pensare che l’identità del misterioso vampiro che assedia la città viene svelato a pagina 50.
Impossibile non accorgersi della somiglianza con il più famoso Dracula di Stoker, nonostante i primi due capitoli siano in pieno stile Sherlock Holmes di Conan Doyle.
Il racconto inizia con il dottor Henderson preoccupato per la salute di una sua giovane paziente, che si reca in visita per un aiuto dal dottor Dale, famoso conoscitore del sovrannaturale. Il dottore, assieme al suo assistente, si recherà quindi nella cittadina dove un vampiro è tornato dopo 200 anni di assenza per dominare la razza umana e diventare il signore dei vampiri.
Se il dottor Dale è chiaramente Van Helsing sotto un altro nome, Henderson assomiglia a Seward, preoccupato per la salute della giovane Lucy, che qui si chiama Olivia, la vittima che viene assalita dal vampiro ogni notte, nonostante degli uomini montino la guardia. In breve si formerà un gruppetto pronto a stanare il Male, composto anche dal fidanzato di lei, un Lord Godalming sotto un altro nome.
Insomma, come avrete capito, assomiglia davvero moltissimo, forse troppo, al Dracula.
Va però detto che è molto meno pesante del suo cugino famoso, è una lettura molto più scorrevole, breve e leggera, ottima secondo me per passare una sera magari un po’ piovosa, oppure semplicemente per chi vuole approcciarsi al classico di Stoker ma magari lo trova troppo noioso o antiquato.
Sembra che Davidson si sia molto appassionato alla storia di Stoker, e abbia voluto riscriverla a modo suo, alleggerendola di alcuni aspetti e adattandola al suo periodo storico, più moderno di quello in cui uscì Dracula.
Davidson nella brevità del suo libro riesce a inserire tutti gli aspetti classici del vampiro, come il ribrezzo dell’aglio o del sole, gli occhi rossi, la sete insaziabile; riesce a far trasparire l’orrore delle persone coinvolte nella faccenda senza trascurare l’azione, la caccia vera e propria del bene contro questa forza malvagia.
Una lettura quasi sconosciuta ma consigliata.
“Ora non c’è più nulla da temere, poiché il Male è stato annientato completamente, come se non fosse mai esistito. Come ogni Male, a tempo debito, deve scomparire, anche se per un poco provoca un dolore indicibile.”

Voto:

 

mercoledì 25 febbraio 2015

Recensione: Frankenstein, di Mary Shelley

Buongiorno e benvenuti all'ultima recensione libresca di febbraio.
E' stato un mese di letture interessanti e di parecchie recensioni qui sul blog^__^
Vi ricordo che venerdì sarà il mio compleanno e ci sarà l'estrazione del giveaway! Aaahh sono emozionata!

Titolo: Frankenstein
Autore: Mary Shelley
Edito da: Bur
Titolo originale: Frankenstein or The Modern Prometheus
Pagine: 316
Consigliato: Non è stato come me lo aspettavo, ma lo consiglio.


Trama:

Nell'estate del 1816 un gruppo di poeti e letterati, guidati dal già celebre lord Byron e di cui faceva parte anche il poeta Shelley, si trovò isolato per il maltempo nella villa Diodati, sul lago di Ginevra. Spinto dalla noia e dalla suggestione derivante dalla lettura di una storia di fantasmi, Byron propose a tutti i suoi amici di comporre ciascuno un racconto che fosse il più terrificante possibile. La pioggia che perseguitava la compagnia non durò abbastanza per la composizione di un Decameron del terrore. Solo la diciannovenne Mary Wollstonecraft Godwin, che poco più tardi avrebbe sposato Shelley, non volle abbandonare il racconto che aveva iniziato in quella "cupa notte". Colpita dall'ipotesi, ventilata dalla scienza di quegli anni, che, grazie al galvanismo, si potesse ridare la vita ai cadaveri, la giovane giunse a concepire l'angosciante storia di un blasfemo creatore di mostri, destinato a vedere la sua vita e i suoi affetti più cari distrutti per colpa della sua stessa creatura. Una favola potente e terribile, capace di imporsi con la forza delle immagini e con la sua autonomia di mito antico e contemporaneo che, pubblicata per la prima volta nel 1818, si diffuse ben presto in tutto il mondo, raggiungendo una fama universale.

Recensione:




“Io devo inseguire e distruggere l’essere a cui ho dato esistenza; poi il mio compito sulla terra sarà terminato, e io potrò morire.” 
Quanto ci rimango male a scoprire che le storie che mi piacciono in realtà non sono come le conosciamo, o come le abbiamo sempre immaginate.
Capita il più delle volte con le favole, e in questo caso è capitato invece con questo romanzo classico del genere gotico.
Era un bel po’­che volevo leggere questo classico, e complici le reading challenge a cui sto partecipando, ci sono finalmente riuscita.
Non posso però dire di ritenermi soddisfatta, un po’ come mi capita spesso in questi casi.
Frankenstein è una storia sì gotica e con elementi grotteschi, ma non ha quasi nulla a che vedere con quello che conosciamo della sua storia tramite i vari film o adattamenti cinematografici anche recenti.
Questo è stato quello che maggiormente mi ha deluso: non trovare più di una frase su come il dottor Frankenstein sia riuscito a creare il mostro, come gli ha infuso la vita.
E’ invece un ottimo romanzo sulla vita, sulla scienza, sugli uomini che vogliono giocare a fare Dio, e quindi è piuttosto moderno, sotto questo punto di vista, visto che solo da pochi decenni noi siamo riusciti a decodificare il DNA o a clonare alcune specie animali.
Anche per questo però, per chi come me si aspetta un romanzo un po’ alla Dracula, la storia risulta a tratti piuttosto noiosa.
Lo stile di scrittura è quello tipico dell’epoca, e quindi scorre abbastanza bene, se ci siete abituati.
Però le continue descrizioni del paesaggio, i continui cambi di sentimento, di mentalità dei due protagonisti, cioè la creatura e il suo creatore, dopo un po’ annoiano, perché sembra che non portino a niente.
Il creatore, Victor o Vittorio, come è nella mia traduzione, Frankenstein, è un uomo molto indeciso. Passa dalla tristezza più profonda alla speranza in un solo paragrafo, dalla vendetta alla gioia in un battito di cuore.
Tuttavia, da un certo punto in poi, ho forse capito perché molti gli hanno attribuito voti così alti: ho notato una profonda somiglianza tra queste vicende e Il paradiso perduto di Milton, e di conseguenza il rapporto tra Il creatore Dio e Adamo, la sua creatura. Questo mi è piaciuto moltissimo e mi ha colpito molto, perché davvero non me lo aspettavo.
Il concetto: nasciamo cattivi o facciamo cose cattive perché altri ci hanno trattato male e sono stati cattivi con noi è interessante, fa riflettere e porta a chiedersi quale sia la verità, quale sia l'effetto che le nostre azioni hanno sugli altri.
“Ahimè, perché l’uomo ha una sensibilità superiore a quella dei bruti? Ciò serve solo a rendergli l’esistenza più difficile. Se i nostri impulsi si limitassero alla fame, alla sete e al desiderio, potremmo essere quasi liberi; invece ci lasciamo trasportare da ogni soffio di vento, o da una parola casuale o dalla scena che questa parola può presentarci alla mente.”
Tuttavia, nonostante non abbia soddisfatto appieno le mie aspettative, mi sento comunque di consigliarlo. Ultima nota sulla mia edizione: purtroppo ci sono refusi piuttosto fastidiosi, soprattutto nell'ultima parte. Peccato.
Leggetelo non cercando il mostro in esso, ma cercando il perché il mostro sia diventato così. Perché non sempre i mostri sono quelli brutti di aspetto.
“Guardo le mani che hanno eseguito questi misfatti, penso al cuore che li ha concepiti, e bramo il momento in cui i miei occhi non potranno più vedere le mie mani, in cui il mio cuore non ossessionerà più i miei pensieri.”

Voto: 

Un classico romanzo gotico con temi molto interessanti e profondi.

sabato 24 gennaio 2015

Recensione: La Compagnia dell'Anello, di J.R.R. Tolkien

Buongiorno a tutti!
Dunque, sono un po' in arretrato con le recensioni dello scorso anno, quindi cerco di rimediare.
Vi annuncio intanto anche una novità: sto preparando il primo giveaway del blog!
Come sapete, ho la versione completa del romanzo, ma ho deciso di leggerlo a capitoli come è stato suddiviso il film, perciò ci saranno tre recensioni ma con la stessa immagine.

Titolo: La compagnia dell'anello
Autore: J.R.R. Tolkien
Titolo originale: The Fellowship of the Ring
Edito da: Mondolibri
Consigliato: Sì. E consiglio anche di rileggerlo.




Trama: 

In questo primo romanzo della trilogia di Tolkien, il lettore conosce gli Hobbit, minuscoli esseri saggi e longevi. Frodo, venuto in possesso dell'Anello del Potere, è costretto a partire per il paese delle tenebre. Un gruppo di Hobbit lo accompagna e, strada facendo, si associano alla compagnia altri esseri: Elfi, Nani e Uomini, anch'essi legati al destino di Frodo. Le tappe del cammino li conducono attraverso molte esperienze diverse, finché la scomparsa di Gandalf, trascinato negli abissi da un'orrenda creatura, li lascia senza guida. Così si scioglie la Compagnia dell'Anello e i suoi membri si disperdono, minacciati da forze tenebrose, mentre la meta sembra disperatamente allontanarsi.

Recensione: 

 

"Nove saranno i membri della Compagnia dell'Anello, e i Nove Viandanti si opporranno ai Nove Cavalieri che sono malvagi."


Recensire i classici non è mai facile.
Recensire un classico del fantasy come questo poi, è ancora più difficile.
Se fosse una recensione negativa, basterebbe dire: boh è lento, non ci sono vampiri sbrill sbrill, Aragorn non è abbastanza bello e maledetto, è troppo lungo, non mi piace.
All’inizio ammetto che anche io ero intimorita dalla mole del libro, ma poi, avendo deciso di dividerlo e leggerlo nei 3 capitoli in cui è stato diviso per il film, ho visto che erano grosso modo 500 pagine ciascuno, quindi mi sono detta: buttiamoci.
Mi ha aiutato molto anche l’aver rivisto molto recentemente i film, cosicché avevo in mente un’immagine chiara dei personaggi e delle scene.
Sinceramente, temevo che fosse pesante, che avesse un linguaggio un po’ troppo complicato, e che ben presto mi sarei annoiata.
Non è stato affatto così.
Secondo me, i libri di un certo livello, che siano classici o meno, si distinguono su questo: quando inizi a leggere le loro parole, una dietro l’altra, inizia la magia.
Si viene risucchiati in una storia, ci si trova coinvolti in prima persone nelle sue avventure. E’ questo che li contraddistingue. Almeno, questo è il mio modesto parere, visto che non mi capita con tutti i libri che leggo, ma solo con alcuni. I prescelti. XD
Raccontarvi la trama penso sia superfluo.
Posso raccontarvi che il mio personaggio preferito in assoluto è Aragorn. Quando è comparso alla locanda del puledro impennato ho sorriso come una scema, e ho adorato ogni sua scena. Mi piaceva già dai film, ma qui ha raggiunto il primo posto in classifica. Almeno per ora.
"Io sono Aragorn, figlio di Arathorn; se con la vita o con la morte vi posso salvare, lo farò."
Come si fa a non amare qualcuno che si presenta in questo modo?
Per quanto riguarda Boromir (Sean Bean, non riesco a non associarlo a Lord Stark) attraversa dei momenti di odio e amore per me, tutti sorpassati dalla tristezza del finale di questo primo volume. Ma tanto so e sappiamo tutti come va a finire. Quando mai poi Sean Bean sopravvive? Ç___ç
L’amicizia tra gli Hobbit, la saggezza degli Elfi, è tutto raccontato nel modo giusto nel punto giusto per creare una fantastica storia fantasy.
Le descrizioni del paesaggio sono qualcosa di incredibile, è vero, a volte sono piuttosto lunghe, e questo è l’unico difetto che mi sento di attribuirgli.
Nella mia versione, dalla formazione della Compagnia dell’anello in poi lo stile di scrittura è come
tornato indietro di anni, nel senso di parole che prima si usavano e adesso non più. Non so se sia colpa della traduzione o se sia così anche nell’originale. L’ho trovato strano, tutto qui.
Sapete che non sono molto brava quando di tratta di recensioni positive, perché forse mi lascio prendere troppo dall’entusiasmo.
Il mio consiglio finale quindi è il seguente: non fatevi spaventare dalla sua mole, è davvero un libro che merita di essere letto.  

 Voto:  

Leggetelo, non ve ne pentirete.

martedì 23 dicembre 2014

Teaser Tuesday #16

Buon martedì a tutti! Ecco un'altra rubrica del blog Should be reading che ha l'intento di riportare lo spezzone di un libro attualmente in lettura.
Ultimo appuntamento dell'anno con questa rubrica.
Ho iniziato da poco "Peter Pan", di Barrie. E lo so che dal www wednesday avevo inserito delle future letture diverse, ma sono stata ispirata a leggerlo da "Once upon a time".
La terza stagione (in chiaro) si è appena conclusa, vi è piaciuta?*_*

Ecco le regole del Teaser Tuesday: 
  1. Prendi il libro che stai leggendo



  2. Apri ad una pagina a caso
  3. Condividi qualche riga di testo della pagina
  4. Attenzione a non fare spoiler!
  5. Riporta il titolo e l'autore del libro
 "Il numero 27 distava soltanto pochi metri dalla casa dei Darling, ma era caduta una spolveratina di neve e papà e mamma Darling avevano dovuto guardar bene dove poggiare i piedi per non insudiciarsi le scarpe. Inoltre erano le sole persone che passavano per la via e tutte le stelle li stavano osservando.
Le stelle sono belle, però non possono partecipare attivamente a nessuna vicenda umana: possono soltanto guardare giù, in eterno, sulla terra.
E' una punizione caduta su di esse per qualche mancanza commessa tanto tempo fa e che ora più nessuna stella sa quale fosse."

E per lo speciale Natale, eccovi una canzone natalizia che a me piace molto. Ne esistono molte versioni, e una delle mie preferite è quella cantata da Bublè, ma stavolta ho deciso di inserire il Re, The King: Elvis.

venerdì 28 novembre 2014

Recensione: Sweeney Todd, Anonimo


Buon pomeriggio a tutti! Come state?
Torniamo nuovamente ad un libro horror e una recensione positiva per questo classico non molto conosciuto, che io ho letto ad Halloween.
Non adatto a stomaci delicati.
Come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate!


Titolo: Sweeney Todd, il diabolico barbiere di Fleet Street
Autore: Anonimo
Titolo originale: The string of pearls 
Edito da: Newton Compton
Pagine: 330
Consigliato: Sì.


Trama:

Tra i segreti più paurosi di Londra si nasconde la storia di un misterioso assassino. Un uomo di nome Sweeney Todd, un mostro capace di occultare le sue insane passioni dietro l'insegna di un'innocua bottega di barbiere in Fleet Street. Proprio qui diverse persone scomparse sono state viste per l'ultima volta: uomini andati a ingrossare le fila dei fantasmi dopo aver incontrato Sweeney Todd. Più sanguinario di Jack lo squartatore e più crudele di Mr. Hyde, Sweeney Todd non uccide in preda a un impulso efferato o agli effetti indesiderati di un farmaco ma, con fredda determinazione, toglie la vita al prossimo per soddisfare la sua sete di denaro e per adempiere a un terrificante rituale: dopo aver smembrato il corpo delle vittime a colpi di rasoio, infatti, il barbiere di Fleet Street consegna i resti di chi ha ucciso a una complice, che provvede a occultarli grazie a uno stratagemma bestiale. Capolavoro della letteratura gotica, Sweeney Todd, con le sue gesta sanguinarie, ha anticipato il Dracula di Stoker e il Frankenstein di Mary Shelley, aggredendo le ipocrite convenzioni della letteratura e della società vittoriana. Dopo numerosi musical che hanno avuto uno straordinario successo, nel 2007 Tim Burton si è ispirato a questo personaggio per un film in cui Sweeney Todd è interpretato da Johnny Depp.



Recensione:




Quando sentiamo il nome Sweeney Todd, penso che quasi tutti pensiamo la stessa cosa: Johnny Depp, con un rasoio in mano, che uccide i suoi clienti, che vengono poi cucinati dalla signora Lovett.
Ma fa tutto questo per vendetta. Tim Burton ha reso più comprensibile questo atto di crudeltà, perché la vendetta, almeno per l’animo umano e per il racconto gotico, è più comprensibile che il mero desiderio di denaro.
Nessuno forse si sarebbe appassionato alla sua storia e alle sue canzoni se avesse saputo che Sweeney Todd uccideva unicamente persone abbienti per poter rubare loro i soldi, i gioielli ed i vestiti.
Eppure è questa la verità, perché, ci tengo a ricordarlo, l’intera faccenda è un fatto realmente accaduto alla fine del 1600, raccolto poi in un libro stampato a fine del 1800.
Mi ha molto colpito questo libro, positivamente si intende.
Certo, non c’è tutto il macabro e l’orrore che Burton ha reso nel film, ma basta pensare ai pasticci di carne della signora Lovett e immaginare che è successo davvero, per rabbrividire di disgusto.
Per questo motivo, non è sicuramente una storia adatta ai deboli di stomaco, e neanche adatta a chi non è abituato alla scrittura di epoca vittoriana, piuttosto pomposa e a tratti non scorrevolissima, visto l’uso di alcune parole non più in uso. (e scusate la ripetizione.)
Comunque, una volta fatto pratica con lo stile di scrittura, la lettura diventa facile e quasi viene da recitare, come se si leggesse una poesia.
Mi hanno colpito molto i personaggi “buoni” della storia, che spiccano maggiormente per questa loro bontà, proprio per contrapposizione a Todd e Lovett, cioè Tobias, l’assistente di Todd che ne subisce di ogni, e Johanna, la ragazza innamorata e disperata per la perdita non accertata dell’amato, forse proprio a causa di Todd. SPOILER PER CHI NON HA VISTO IL FILM!! No tranquilli, qui Johanna non è la figlia di Todd.
E’ facile appassionarsi e tifare per loro due, sopraffatti dagli eventi nefasti, e sperare continuamente che si salvino, che siano felici.
Non spoilero nulla, ma sappiate comunque che la storia ha il lieto fine, per fortuna. E’ stato un vero sollievo.
Mi è dispiaciuto invece che il rapporto tra Lovett e Todd non sia approfondito, ma forse neanche i testimoni e chi ha raccolto la storia ne sapeva qualcosa.
Impossibile invece affezionarsi a Todd, che ha una cattiveria veramente diabolica. Lo si odia, lo si teme e lo disprezza.
Molto interessante poi la postfazione, in cui ci viene raccontata la vera storia di Todd, il processo, il ritrovamento dei resti delle vittime, il metodo usato per ucciderle (con l’aggiunta di illustrazioni dell’epoca) e la tragica fine di tutto. Si dice che ci siano state almeno 160 vittime. Un numero impressionante.
Come errori di stampa ho notato solamente qualche mancanza di articolo e qualche lettera mancante, nulla di grave, specie poi rapportato al prezzo di copertina.
In conclusione: il negozio di barbiere a Fleet Street non esiste più, per fortuna, ma la sua storia, come quella di Jack lo squartatore, rimane impressa nell’immaginario comune, e questa è un’ottima storia per chi ama il racconto gotico vittoriano.
Come avrete notato, il titolo originale è assolutamente differente da quello italiano, semplicemente perchè, parallelo al racconto delle orribili gesta di Todd, vi è il racconto di questo filo di perle, la cui vicenda si intreccerà a quella del barbiere da un certo punto in poi. Forse, con questo titolo, il libro attrae e vende di più.
Vi lascio con una frase che mi ha colpito molto, e che colpirà chiunque ami e rispetti gli animali:
“Un uomo capace di uccidere un innocuo animale dimostra un’assenza di sentimenti e una miseria mentale, che lo rendono capace di commettere ogni crimine e pensarsi impunito.”

Voto: 

 

venerdì 31 ottobre 2014

Recensione: The Woman in Black, di Susan Hill

 
 Titolo: The woman in black/ La donna in nero
Autore: Susan Hill
Titolo originale: The woman in black
Edito da: Polillo
Pagine: 192
Consigliato: Si
Eccomi qui ad augurarvi Buon Halloween con la terza ed ultima recensione speciale horror! E nel caso non vi piaccia questa festa, prendete questa come una semplice recensione di un romanzo di paura. 

 Trama:


 Il giovane avvocato londinese Arthur Kipps viene incaricato di recarsi a Crythin Gifford, uno sperduto villaggio circondato da paludi, per presenziare ai funerali di un'anziana cliente e occuparsi della gestione dell'eredità. La vecchia signora Drablow, vedova da poco dopo le nozze, viveva da reclusa a Eel Marsh House, una dimora lugubre e isolata raggiungibile solo in determinate ore del giorno quando la marea si ritira lasciando libera dalle acque l'unica via d'accesso. Per il giovane Kipps, in procinto di sposarsi, è l'occasione di dimostrare finalmente le sue capacità. È la prima volta che il titolare dello studio gli affida un compito di una certa responsabilità: occorre setacciare la casa della defunta, trovare le sue carte e controllare che tutto sia in ordine per la liquidazione delle proprietà. Così, quando al suo arrivo scopre che la gente del luogo è restia a parlare della dimora e della sua eccentrica abitante, non se ne dà pena più di tanto; alle mezze frasi e alle sinistre allusioni lui contrappone un sano pragmatismo e una malcelata insofferenza per quelle che considera superstizioni di paese. Né lo turba, anzi lo incuriosisce, la presenza al funerale di una donna vestita di nero di cui nessun altro sembra accorgersi. Ansioso di svolgere il suo incarico con efficienza e rapidità, Kipps decide, nonostante il parere contrario di tutti, di fermarsi a dormire nella casa disabitata. Le cose sembrano procedere per il meglio quando nel cuore della notte...

 Recensione:


"Non credevo nei fantasmi."
Questa è l'affermazione di Arthur Kipps, mentre ci racconta la sua esperienza ad Eel Marsh House, dove è stato mandato per svolgere il suo lavoro di avvocato.
Non credeva nei fantasmi, ma quello che ha vissuto lo ha cambiato per sempre.
Costretto a rivivere quell'incubo durante una serata intorno al fuoco con la sua famiglia, Arthur ci racconta del suo incontro con il fantasma della Donna in Nero.
A tratti devo ammettere che mi ha ricordato "Dracula" di Bram Stoker. Un giovane avvocato Harker/Kipps è costretto a lasciare la fidanzata Mina/Stella a casa per un lavoro lontano da Londra che lo porterà a conoscere l'orrore.
Quello che vedrà lo condurrà vicino alla pazzia, ma l'arrivo dell'amata lo aiuterà e insieme torneranno a casa. Ma l'orrore lo seguirà.
Ma non è una verosimiglianza che disturba, anzi, poichè i romanzi si differenziano molto.
Nonostante non ci siano assassini dotati di motosega o bambine che escono dalla tv, questo racconto di 188 pagine riesce comunque nel suo intento, cioè spaventare.
E' l'atmosfera, degna di un grande romanzo gotico, è la perfetta descrizione degli ambienti, dei rumori della notte, delle sensazioni del protagonista e della vista, in lontananza, di una donna vestita a lutto con il volto devastato ad inquietare, e più volte mi sono venuti i brividi, nonostante io sia una abituata a leggere romanzi horror e guardare film che, in teoria, dovrebbero fare paura.
Chi adora le atmosfere inglesi, come me, sarà estasiato dal leggere di una casa circondata da paludi, di un cimitero abbandonato, di un paese a festa col mercato nella piazza principale.
Alcuni aspetti, riguardanti soprattutto il perchè la Donna in Nero infesti quella casa ed il suo passato tragico potevano essere approfonditi, ma il finale non lascia delusi, anzi, è come ci si aspetta che sia, d'altronde questo non è certo un romanzo rosa. Non aspettatevi un lieto fine dunque.
Ho visto anche il film con Daniel Radcliffe, e devo dire che è davvero ben fatto, addirittura con più azione rispetto al libro, perchè insomma, il libro è corto, in qualche modo dovevano allungarlo.
Ho apprezzato comunque la scelta degli attori, anche se non ho ben capito il cambio di finale, che non è stato migliorato nel senso di addolcito, ma appunto solamente cambiato.
In più punti il film mi ha fatto sobbalzare sulla sedia, e le location utilizzate le ho trovate davvero azzeccate. Se siete impressionabili fate attenzione!
E fate anche attenzione al suono di un calesse trainato da un pony...

Voto:


domenica 26 ottobre 2014

Mini Recensione: La leggenda di Sleepy Hollow, di Washington Irving


 Titolo: La leggenda di Sleepy Hollow
Autore: Washington Irving
Titolo originale: The legend of Sleepy Hollow
Edito da: Leone Editore
Pagine: 111
Consigliato: Si

Buona domenica a tutti, eccoci con la seconda recensione in tema Horror per Halloween!
Forse non tutti sanno che... il film di Tim Burton è tratto da questo piccolo libriccino, quindi ecco a voi la mia minirecensione.

 

 

Trama:

Il maestro Ichabod Crane giunge nella colonia olandese di Tarrytown e s'innamora della giovane Katherine Van Tassel. Ma strane leggende circolano in quel villaggio, tra cui quella del cavaliere senza testa, che la notte si aggira per i boschi, e Ichabod avrà presto modo di fare la sua conoscenza. Una dark story che ha ispirato numerose riduzioni cinematografiche, non ultima quella di Tim Burton ("Il mistero di Sleepy Hollow", 1999).

Recensione:

Inizio col dire che il racconto di Sleepy Hollow mi ha leggermente delusa, specie perchè avevo in mente l'omonimo film.
Quindi, se volete immergervi in questo racconto con lo spirito giusto, dimenticatevi Burton, Depp e
compagnia bella, perchè del film rimangono le atmosfere ed i nomi dei personaggi, ma poco altro.
E' comunque un racconto godibile, piuttosto breve, intriso di atmosfera e ricchissimo di descrizioni, forse fin troppo, perchè le descrizioni prendono quasi tutto il racconto, lasciando poco altro.
Il protagonista è ben descritto e caratterizzato, così come il villaggio di Sleepy Hollow.
Ma non aspettatevi un racconto horror e macabro come è il film, c'è un'atmosfera dark piuttosto piacevole ed è interessante per capire un piccolo spaccato della società americana dell'epoca, ma il finale non mi ha convinto molto.
In ogni caso è ben scritto, scorre senza intoppi. Questa edizione inoltre riporta il testo inglese a fronte, ottimo quindi per fare un po' di esercizio di lettura in lingua.
Credo comunque sia interessante da leggere per tutti quelli che hanno curiosità come me di sapere da dove arriva questa leggenda, e magari per quelli che non amano l'horror, ma giusto un tocco di gotico.


Voto:


giovedì 23 ottobre 2014

Recensione: Il ladro di cadaveri, di Robert Louis Stevenson



 Titolo: Il ladro di cadaveri
Autore: Robert Louis Stevenson
Titolo originale: The Body Snatcher
Edito da: BUR
Pagine: 146
Consigliato: Si


 Buon venerdì a tutti! Visto che Halloween si avvicina, ho pensato di postare delle recensioni di libri horror/gotici, in tema con la festa.
Saranno tutte positive, non temete.
Quindi eccovi la prima, due racconti forse non molto conosciuti di un autore famosissimo.
La copertina col corvo poi è bellissima!*_*



 Trama:

 Un fatto di cronaca realmente avvenuto nella Londra dell'Ottocento si trasforma, sotto la penna di Robert Louis Stevenson, in una oscura vicenda gotica: nel "Ladro di cadaveri", i giovani e ambiziosi Macfarlane e Fettes si occupano di ricevere le spoglie destinate al sezionamento nell'aula del famoso professore di anatomia Robert Knox. Un giorno Fette si identifica in una delle salme una donna di sua conoscenza e, vedendo segni di violenza sul suo corpo, capisce che è stata assassinata. Macfarlane lo persuade a non denunciare il fatto, ma il loro cinismo non resterà impunito. Nel racconto che segue, "Gli allegri compari", vanno in scena alcuni dei temi d'avventura più cari allo scrittore scozzese: naufragi, tesori maledetti, follia.

 Recensione:


Dunque, i due racconti secondo me possono essere simili o almeno ricordare due delle più famose storie di Stevenson.
In questo caso, il primo racconto "Il ladro di cadaveri" a me ha ricordato molto "Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde" (che adoro, per inciso), mentre invece il secondo racconto "gli allegri compari", molto più lungo del primo e articolato in vari capitoli, ricorda decisamente "L'isola del tesoro".
Con questo non voglio dire che siano brutte copie, anzi.

Sono racconti brevi, adatti a essere letti magari nel pomeriggio di Halloween, o per avvicinarsi allo stile di scrittura di Stevenson.
Il mio preferito è senza dubbio "Gli allegri compari" perchè Stevenson riesce a creare un'ambientazione unica, racconta la tempesta, il mare agitato, queste scogliere impervie in un modo accattivante, tanto da sentir quasi il fragore delle onde mentre si legge.
Il primo racconto invece non mi ha detto moltissimo, devo essere sincera. Non è molto spaventoso o affascinante, tuttavia colpisce che sia tratto da un fatto di cronaca dell'epoca.
Consigliato quindi a chi ama Stevenson e il genere gotico.

Ovviamente entrambi i racconti sono scritti in modo impeccabile, ma magari un po' lento o difficoltoso per chi non è abituato a leggere scritti di quell'epoca.
Per chi non lo sapesse, dal racconto che dà il titolo al libro è stato tratto un film, piuttosto divertente nonostante il tema trattato, che per una coincidenza (Non esistono le coincidenze, esiste solo il fato. Cit.) La7 ha trasmesso proprio la sera in cui io ho finito di leggere il libro.
Ovviamente il film è più articolato e più lungo rispetto alla trama, ma è divertente, ci sono delle battute che vi faranno ridere, nonostante il contesto "macabro", ci sono delle ambientazioni molto belle e c'è un cast di attori di tutto rispetto, tra cui Christopher Lee, Andy Serkis e Isla Fisher.
Vi lascio il trailer italiano, buona visione!

 

 

 

Voto: