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martedì 22 marzo 2022

Recensione: The route of Ice and Salt

 Titolo: The route of Ice and Salt

Autore: Josè Luis Zàrate

Pagine: 196

Consigliato: No.

Trama:

It’s an ordinary assignment, nothing more. The cargo? Fifty boxes filled with Transylvanian soil. The route? From Varna to Whitby. The Demeter has made many trips like this. The captain has handled dozens of crews.

He dreams familiar dreams: to taste the salt on the skin of his men, to run his hands across their chests. He longs for the warmth of a lover he cannot have, fantasizes about flesh and frenzied embraces. All this he’s done before, it’s routine, a constant, like the tides.

Yet there’s something different, something wrong. There are odd nightmares, unsettling omens and fear. For there is something in the air, something in the night, someone stalking the ship. 

Recensione:

Posso scrivere una recensione negativa piuttosto dettagliata se ho letto solo una ventina di pagine e poi l'ho abbandonato?



Quest'anno mi sembra di passare da assoluti innamoramenti letterari, quali i recenti The Houseplant di Jeremy Ray (a breve una recensione collettiva dei suoi lavori)
o E a mio nipote Albert... a romanzi talmente brutti che meriterebbero di essere lanciati fuori dalla finestra con intenso rammarico per i soldi spesi per comprarli.
E' il caso di The route of Ice and salt, che mi aveva incuriosito moltissimo qualche anno fa, visto che racconta il viaggio del Demeter dalle coste della Romania a Whitby. Se siete appassionati di Dracula, sapete di che nave si tratta, se non lo siete è la nave su cui vengono caricate le 50 casse di terra e Dracula stesso e che si schianta sulla scogliera di Whitby.
Poi ho iniziato a leggere recensioni che parlavano dell'aspetto LGBTQ+ del romanzo. Ora, non pensate male credendo che io ce l'abbia con la comunità arcobaleno: non è così, ne faccio parte anche io, ma non capivo sinceramente come avesse integrato questo aspetto in un racconto di una nave colpita da una tempesta che trasporta il più famoso vampiro della storia.
Sono rimasta interdetta, aspettandomi un racconto di avventura ed orrore, così l'ho iniziato.
Vi basterà sapere che sono arrivata a pagina 19 prima di mollare.
Il capitano del Demeter è completamente ossessionato dai suoi marinai, nello specifico di leccare una determinata parte del loro corpo, praticamente non pensa ad altro, sembra un adolescente frustrato.
Non permette nemmeno ai suoi uomini di camminare a torso nudo, altrimenti sarebbero troppo provocanti.

E poi la scena più scema possibile: si mette a leccare il collo del capo Tzigano (vengono chiamati così, uno lo stesso termine dell'autore) mentre caricano le 50 casse di terra. Davanti a tutti. E tutti che rimangono sconvolti e cala il silenzio. Potete quasi vedere una di quelle balle di arbusti che rotolano nel deserto passare sullo sfondo.



Non c'è altro di trama in queste pagine, ma un'altra nota di demerito per l'edizione, con le scritte piccolissime e metri di margini bianchi sopra, sotto e ai lati. Che spreco di carta, in tutti i sensi.

Voto:


 

mercoledì 26 gennaio 2022

Recensione: The devil and the dark water

 

Titolo: The devil and the dark water

Tradotto in italiano con: Il diavolo e l'acqua scura

Autore: Stuart Turton

Pagine: 498

Trama:

It's 1634 and Samuel Pipps, the world's greatest detective, is being transported to Amsterdam to be executed for a crime he may, or may not, have committed. Travelling with him is his loyal bodyguard, Arent Hayes, who is determined to prove his friend innocent.

But no sooner are they out to sea than devilry begins to blight the voyage. A twice-dead leper stalks the decks. Strange symbols appear on the sails. Livestock is slaughtered. Anyone could be to blame. Even a demon.

And then three passengers are marked for death, including Samuel.

With Pipps imprisoned, only Arent can solve a mystery that connects every passenger. A mystery that stretches back into their past and now threatens to sink the ship, killing everybody on board.

For fans of Steven King, The Devil and the Dark Water brings a chilling new spin to the Sherlock Holmes detective duo in a thriller of supernatural horror, occult suspicion, and paranormal mystery on the high seas.

Recensione:

Salve gente, sono tornata con una recensione al vetriolo. Recensione presente anche su Goodreads, ma qui vi metto anche le GIF. Possibili spoiler.

Ho l'antipatica tendenza a non sopportare i best seller, a quanto pare. Qualche anno fa non era così, almeno non per la maggior parte, altrimenti non mi sarebbe mai piaciuto Dan Brown.
All'inizio ero parecchio intrigata, ma comunque scettica su alcuni aspetti: mi interessava il viaggio in mare così lungo (Batavia / Amsterdam) e l'aspetto sovrannaturale, ma come può essere Samuel Pipps il protagonista della storia se deve passare tutto il viaggio rinchiuso in una cella senza finestre, senza interazioni, senza cibo?

E' come se Harry Potter fosse stato scritto lasciando Harry rinchiuso nel sottoscala.
Eppure, quelle poche scene iniziali con Pipps erano intriganti e ben scritte, quindi mi figuravo una bella lettura.
Certo, la correttezza storica non è pervenuta, soprattutto per quanto riguarda le donne ( e sì, si nota che l'autore è un uomo) e leggere alla fine che l'autore ha studiato il periodo storico, le convenzioni sociali e poi ha deciso di ignorare tutto e gettare dalla finestra i suoi studi non è bello. Non è bello, sig. Turton.

Per me è no, Sig. Turton.

Quindi si legge e si legge, e si legge, si arriva a pagina 220 su 498 (più o meno, sul kindle) e si scopre che è passato un solo giorno di viaggio.
Uno solo?? E gli altri sei mesi di viaggio per raggiungere l'Olanda? E abbiamo solo un'ora di libertà di Pipps al giorno per sei mesi!!In questo punto viene uccisa tutta l'atmosfera quando l'autore mostra quanto gli piaccia scrivere di vari fluidi e meno fluidi che lasciano il corpo.
Quindi mi ha perso definitivamente quando ha deciso di scrivere del dialogo tra Pipps e Arent, la sua guardia del corpo e inserisce la frase "disse Sam mentre i suoi es******ti escono da lui per cadere in mare".
E poi prendere un secchio di acqua di mare (si spera non nello stesso punto, ma la nave era ancorata per la notte, quindi non saprei) e lavarsi. Che poi bello lavarsi con l'acqua salata.
E altre scene simili con sangue, urina e altre cose. Orribile. 

Ci manchi Alan.

 

E non dimentichiamoci il nano che asserisce di andare a fare pausa in una parte della nave che tutti evitano perchè le corde lì vengono usate per pulirsi il lato B dopo aver fatto come Pipps. Ma ve lo immaginate? Una nave che puzza di m... e i marinai che lavorano con quelle corde. Per non parlare del fatto che le corde non sono certo carta Foxy seta profumata di gelsomino.

E poi mi immagino i marinai camminare tutti in modo strano perchè gli brucia quella parte. Risate a tutto spiano, altro che orrore e mistero.
Lo svolgimento è davvero lentissimo, ci sono solo personaggi che continuano a ripetere le stesse cose (scoperte, indizi) prima ad uno, poi all'altro, poi al capitano, ecc...
Il mistero che viene svelato nel finale fa sembrare tutto come una puntata di Scooby Doo, ve lo assicuro.
Rimpiango davvero il tempo speso per leggerlo, soprattutto perchè non mi toglierò mai più dalla testa alcune schifose immagini.

Me lo chiedo anche io.

Voto:



lunedì 27 maggio 2019

Movie Review: Aladdin (2019)

Aladdin

Diretto da: Guy Ritchie
Interpreti: Will Smith,  Mena Massoud, Naomi Scott, Marwan Kenzari, ecc...
Data di uscita italiana: 22 maggio 2019

Trama ( se non avete mai visto il cartone e non sapete di cosa parla, altrimenti potete saltare questa parte):

 

Aladdin è un ragazzo poverissimo che campa di espedienti nella città di Agrabah. Durante un furtarello incontra la principessa Jasmine, cui è stato proibito di uscire dal palazzo reale: ma Jasmine vuole conoscere la sua città, e va in giro spacciandosi per la sua ancella Dalia. Quando Aladdin scopre la vera identità della principessa è troppo tardi: ne è già innamorato, ma sa di essere troppo "straccione" per aspirare alla sua mano. Il perfido visir Jafar, stanco del ruolo di eterno secondo e desideroso di impossessarsi del trono del sultano, spedisce Aladdin a rubare una lampada magica che rende chi la possiede potentissimo. Ma dentro la lampada c'è un genio e Jafar ha progetti pericolosi: dunque Aladdin si terrà stretti lampada e genio, con l'aiuto della scimmietta Abu e di un velocissimo tappeto magico.

Recensione:

Poteva andare peggio. Ecco la mia reazione all'uscita dal cinema. Le mie aspettative non erano altissime, soprattutto dopo aver visto la clip originale del Principe Alì e aver arricciato il naso ad un "non troppo intonato" Genio Will Smith.
L'inizio non mi è piaciuto moltissimo, ma il tutto si riprende quando Aladdin, Genio, Abu e il tappeto magico sbucano dalla Caverna delle Meraviglie.
Il ritmo della narrazione è piuttosto intenso, finalmente ci sono delle scene divertenti in cui si sente tutta la sala ridere insieme a te, la principessa Jasmine non è più così focosa ed intensa come nel cartone, ma è una donna forte che ama il suo popolo sopra ogni cosa.
Guy Ritchie è stato bravo a rivalutare la figura di Jasmine, e il finale mi è piaciuto davvero tantissimo, è stata la mia parte preferita, assieme alla spassosissima scena dove Alì porta i doni al sultano e alla principessa.
Altra figura molto comica che mi ha catturata è stata l'ancella Dalia: credo che alla fine abbiano dovuto o voluto sostituire le scene comiche che coinvolgevano gli animali, come quelle con Iago il pappagallo, con altre figure comiche, ed ecco l'introduzione di Dalia. Anche perchè le principesse devono avere un'ancella al loro fianco.
Aladdin è un po' uno stupidotto, Jafar è cattivo, molto cattivo. Ma non particolarmente affascinante, mi spiace.
Will Smith come Genio va piuttosto bene. Non è Robin Williams ma ha portato molto del suo stile nel personaggio.
Ma ci sono anche cose che non mi sono piaciute molto: credo che la traduzione delle canzoni in italiano non gli sia venuta poi granchè bene, e si nota che alcune parole sono o troppo corte o troppo lunghe per la strofa. Hanno poi dato un po' troppo tocco Bollywood ai balli. Non che non mi piacciano, ma Agrabah non è in India.
Vorrei invece applaudire il reparto costumi e i ballerini: i costumi delle persone di palazzo sono sfarzosi e meravigliosi, con tessuti pregiati e decorati in modo stupendo.
Gli oggetti di scena come teiere, sedie e paraventi sono bellissimi e creano un'atmosfera ricca e perfettamente adatta al palazzo di un sultano. Bellissimo anche vedere un cast multietnico per il popolo di Agrabah: anche qui ho fatto gli occhi a cuoricino per tutte le sete e i colori degli indumenti.
I ballerini sono eccezionali: a parte il troppo Bollywood e anche un po' troppo street style (Willy il principe di Agrabah) le coreografie catturano le scena, e viene un po' voglia di ballare anche allo spettatore.
Quindi direi promosso con qualche pecca: di tutti i live action finora realizzati, forse è quello che mi è piaciuto di più.

Voto:


mercoledì 16 gennaio 2019

Recensione: Hunting Prince Dracula, Kerri Maniscalco

Titolo: Hunting Prince Dracula
Serie: Stalking Jack the Ripper #2
Autore: Kerri Maniscalco
Editore: James Patterson
Pagine: 480
Genere: YA, historical fiction, mystery
Consigliato: se avete letto il primo. Se amate Dracula forse no.

Trama:

Following the grief and horror of her discovery of Jack the Ripper's true identity, Audrey Rose Wadsworth has no choice but to flee London and its memories. Together with the arrogant yet charming Thomas Cresswell, she journeys to the dark heart of Romania, home to one of Europe's best schools of forensic medicine...and to another notorious killer, Vlad the Impaler, whose thirst for blood became legend.
But her life's dream is soon tainted by blood-soaked discoveries in the halls of the school's forbidding castle, and Audrey Rose is compelled to investigate the strangely familiar murders. What she finds brings all her terrifying fears to life once again.


Recensione:

 “Monsters were in the eye of the beholder. And no one wanted to discover their hero was the true villain of the story.”
 
Eccoci qui, dopo la mia non positiva recensione di Stalking Jack The Ripper, a recensire Hunting Prince Dracula.
L’ho comprato per un solo motivo: c’entra Dracula, per cui io leggo qualsiasi cosa che lo riguarda, ed è ambientato in Transilvania, terra che ho visitato. Il castello che vedete in copertina è il castello di Bran.
Ma neanche questo secondo volume è riuscito a fare breccia nel mio cuore, anzi, forse mi è pure piaciuto meno del primo.


Il primo punto a suo sfavore è che è esageratamente lungo per quello che succede. 480 pagine di cui almeno 150 si potevano benissimo tagliare. Le vere rivelazioni, le vere scene d’azione sono tutte nelle ultime 70 pagine, più o meno.
I primi capitoli non passavano mai. Speravo solamente che sbucasse fuori un vampiro durante il tragitto dei nostri al castello di Bran e li attaccasse, così si sarebbe movimentato un po’.
L’ambientazione non è malaccio, anche se al di fuori del castello non sappiamo granchè di cosa ci circonda.
Audrey Rose e Thomas arrivano al castello che è anche sede dell’accademia di scienze forensi per cercare di entrare nel corso, quindi seguono “forse” diversi corsi, ma noi sappiamo solo quello di folklore romeno e quello di anatomia, dove dissezionano cadaveri.
Audrey Rose è vista male in quanto donna, ma tutto questo viene messo in secondo piano quando iniziano a morire studenti e personale di servizio, apparentemente uccisi da vampiri.
Il mistero qui è fatto meglio rispetto a SJTR, in cui si capiva subito chi era l'assassino: è maggiormente complesso, e non facile intuire subito il colpevole o il movente.
E’ tutto il resto che non va: Thomas è insopportabile nel suo flirtare 24 ore al giorno, il 90% delle battute che fa sono allusioni romantiche/sessuali a lei.
Poi compie alcune azioni davvero da idiota, e non capisco come gli sia venuto in mente.
Una cosa che non mi è piaciuta poi è che anche qui, come nel precedente, ci debba essere un legame tra un protagonista. Sono spoiler quindi se non li volete, non evidenziate le righe. In SJTR Jack era il fratello di Audrey, qui invece Thomas rivela di essere l’ultimo discendente di Vlad Dracula.
Quindi nel prossimo, non so, il postino sarà imparentato con Houdini?

Poi ci sono delle inesattezze. Thomas continua a chiamare Dracula zio, ma dice che sua madre discende da Minhea, figlio di Vlad. Quindi il principe era suo nonno, non lo zio.
Il romance è tirato per le lunghe. Lui flirta, lei è tentata di baciarlo, di toccarlo, ma niente, fino all’ultimo capitolo praticamente. Noioso. Ci sono poi i soliti elementi YA, tra cui un ballo in cui bisogna essere bellissimi. Che originalità.
Il preside è praticamente Piton in versione Romena. Scoraggiante.
Insomma, non posso dire di essermi pentita di averlo letto, però non mi ha lasciato niente, e il prossimo non lo leggerò sicuramente.


“Monsters are only as real as the stories that grant them life. And they only live for as long as we tell those tales.”

Voto:




giovedì 8 novembre 2018

Recensione serie Tv: The Good Cop

Cast: Josh Groban, Tony Danza, Monica Barbaro, Isiah Whitlock Jr., Bill Kottkamp
Produttori esecutivi: Andy Breckman, Howard Klein, Randy Zisk
Episodi: 10
Data di uscita: 21 Settembre 2018
Genere: comedy poliziesco. 
Distributore: Netflix
Consigliata: sì

Recensione:
Finalmente posso scrivere la recensione per la serie completa, ora che l'ho finita.
Ebbene, sicuramente una serie Netflix non tra le più famose: tutti parlano di Hill House in questo momento, e questa serie comedy poliziesca è uscita quasi in sordina.
Ma io la aspettavo con ansia per via del suo protagonista: Josh Groban, che io adoro tantissimo.
The Good Cop è la versione americana di una serie Israeliana, e non aspettatevi un poliziesco alla Criminal Minds o NCIS.
Qui c'è pochissima azione, quasi niente sangue e/o cadaveri ridotti malissimo.
Si gioca tutto sulla netta differenza e sul rapporto padre figlio tra Josh Groban/TJ Caruso e Tony Danza/Tony Caruso, ossia il Good Cop TJ ultra sensibile alle regole e ligio al dovere e il padre, ex poliziotto finito in galera e molto più "easy" riguardo alla legge.
Li ho adorati, davvero. Il figlio sa essere impossibile a volte, talmente è pignolo, ma il fascino di Caruso Senior è innegabile.
Ottime spalle sono la Barbaro, tosta detective e Whitlock Jr. che riesce a fare delle battute da farti piegare dalle risate, nonostante compaia pochissimo in scena.
E' assolutamente una serie per famiglie: io l'ho vista insieme a mio padre, ci siamo divertiti tantissimo, non ci sono parolacce e niente scene sanguinolente, purtroppo gli episodi durano solamente 21 minuti.
Questo è uno dei difetti principali della serie: in 20 minuti non si riesce ad approfondire molto i personaggi, e i crimini si risolvono fin troppo velocemente.
Una cosa che mi è spiaciuta molto poi è il fatto che non abbiano fatto cantare Groban nemmeno un pochino, nonostante Danza sappia il fatto suo al microfono: un minimo di duetto tra loro due, contando poi il fatto che Groban è appunto famoso come cantante, avrebbe sicuramente alzato il mio voto.

Voto:


martedì 18 settembre 2018

Recensione: The Ugly Princess, di Henderson Smith


Titolo: The ugly princess: the legend of the Winnowwood
Autore: Henderson Smith
Genere: fantasy, Ya
Pagine: 235
Consigliato: sì

Trama:

What would you give up to be beautiful? I don’t mean attractive, or pretty or any other term you could conjure up to describe that thing most women seek to be or most men seek to be with. I mean staggeringly beautiful, men falling at your feet with hopeless adoration as they gaze upon you dumbfounded. That beautiful. I could become that beautiful if I chose, but only with a steep price. Would you pay the price? Does that call to your heart?
It doesn’t call to mine. Yes, when I look at the girl in the mirror, I see a young woman of average height and slight build. I see her lovely emerald green eyes and I see her coarse, orange hair poking out in all directions like some unnatural haystack. I see the forty-seven warts that line her face, which accompany one large lump and two small boils. You’d probably think that I would be more than eager to trade for the great gift of beauty because I know some, if not all of you, would call me hideous. But I don’t think of myself as ugly.
I think of myself as powerful, strong and fierce – for I have magical powers – powers that amaze and terrify me at times. And today is the most important day of my life, because today my mother will say the words over me and seal my fate. For I, Olive, am the last of the Winnowwood and this is my story.


 Recensione:


“Yes, no one mentions me, for I am the ugly princess.”

Questo libro è la perfezione. Giaceva da qualche anno nel mio kindle, e credo persino che fosse gratis quando l’ho preso su amazon, visto che è un titolo sconosciuto.
Ma seriamente, non c’è niente che non vada in The Ugly Princess.

“I guess  this is how wars begin – with angry voices screaming at each other”

Vi riassumo la trama: la principessa Olive, la protagonista, è l’ultima delle Winnowwood, donne dotate della magia. Ma visto che la magia ha sempre un prezzo, il loro richiede che ogni volta che compiono un incantesimo, sul loro viso compare qualcosa che lo deturpa: una ruga, un bubbone, una cicatrice. Quindi più incantesimi fanno, più diventano brutte.
Il modo per diventare belle esiste: tagliarsi una piccola protuberanza del dito mignolo che solo loro hanno entro il 18esimo anno di età: a quel punto, più si è brutte, più si diventerà belle. Ma si perderanno tutti i poteri.
La sorella di Olive, Rosaline, è determinata a diventare bellissima per sposare un principe e vivere per sempre felice e contenta. Olive non ci pensa nemmeno.
Adora i suoi poteri, specie quello di poter parlare agli animali e poterli guarire.
Ma il padre la odia perché è brutta.
Il punto di forza del libro è proprio Olive: non ho mai incontrato un personaggio tanto forte, coraggioso, eppure ferito nell’animo dall’azione degli altri nei suoi confronti solo perché è bella.
Lei è gentile con gli animali che considera i suoi soli amici, è sarcastica con le persone di suo pari livello, è rispettosa dei superiori ed educata.
Non ci pensa due volte ad affrontare il pericolo, nonostante possa avere paura o non si senta sicura dei suoi poteri, ma non vuole che altri si sacrifichino per lei.

“For a woman, it is beauty and only beauty that is worshipped.””Then I choose not to be worshipped. If that is all a man can see, then I choose to be ignored.”

La sorella è piuttosto stronza: per lei conta solo la bellezza, e maltratta Olive per la sua decisione di rimanere brutta. La madre è gentile, il padre è terribile, abusivo e cattivo con lei per il suo aspetto.
Mi ha emozionato leggere le scene in cui Olive cura i suoi animali, mi sono gasata con lei quando scende in battaglia, e il finale, sebbene un cambio di rotta proprio prima della fine che mi ha fatto temere il peggio, mi ha soddisfatto completamente. Io non approvo appieno le storie romantiche, perché le trovo sempre non plausibili. Ma sono cinica, e lo so. Ma a volte, quando una storia è ben scritta, quando i personaggi sono credibili, quando si sviluppa per bene senza insta love e senza violenza, le storie romantiche sciolgono il mio cuore. E’ quello che è capitato qui. Non aggiungo altro per non spoilerare, ma sappiate che il ragazzo è speciale, se esistesse nella vita reale sarebbe magnifico.
Gli animali sono magnifici: sempre al fianco della principessa, hanno un modo diverso di parlare a seconda della loro specie. Li adoro tutti.
Mi sono immedesimata in Olive nonostante non abbia poteri magici e non sia coraggiosa come lei, ma come per il protagonista maschile, se Olive esistesse in questo mondo sarebbe forse un posto migliore per tutti. Ne abbiamo bisogno. E abbiamo bisogno di storie forti e piene di speranza come questa. Leggetelo, non ve ne pentirete.

Voto:


giovedì 5 luglio 2018

Recensione: A head full of ghosts, di Paul Tremblay

Titolo: A head full of ghosts
Autore: Paul Tremblay
Editore: Titan Books
Genere: Horror, Paranormal
Pagine: 336
Consigliato: no

 

Trama:

The lives of the Barretts, a suburban New England family, are torn apart when fourteen-year-old Marjorie begins to display signs of acute schizophrenia. To her parents despair, the doctors are unable to halt Marjorie's descent into madness. As their stable home devolves into a house of horrors, they reluctantly turn to a local Catholic priest for help, and soon find themselves the unwitting stars of The Possession, a hit reality television show. Fifteen years later, a bestselling writer interviews Marjorie's younger sister, Merry. As she recalls the terrifying events that took place when she was just eight years old, long-buried secrets and painful memories begin to surface and a mind-bending tale of psychological horror is unleashed.

 

Recensione:

Attenzione, possibili spoiler!!

 A head full of ghosts mi ha lasciato confusa. E non mi ha spaventato per niente.
Il problema principale è che io non amo gli horror ambigui, che giocano sulle malattie mentali, come Abbiamo sempre vissuto nel castello, a cui Tremblay si ispira. Per me horror è qualcosa di sovrannaturale o anche di umano, ma una cosa determinata. Insomma, nell’esorcista c’è il sovrannaturale, in Scream c’è l’assassino umano, e anche se non mi hanno spaventato, li ho apprezzati di più.
Sì, nonostante in copertina lo stesso King ci dica che si è spaventato da morire a leggerlo, io no. Ma io mi sono addormentata sia durante l’esorcista che durante Shining, quindi ci vuol ben altro per spaventarmi.
Uno dei problemi del libro è il modo in cui ha voluto raccontarlo: la più che ventenne Merry (nome ispirato dalla Jackson e qui ho subito capito che probabilmente non mi sarebbe piaciuto) racconta a Rachel, una scrittrice che sta scrivendo un libro sulle vicende della sua famiglia, quello che la Merry di otto anni ha passato con la sorella.
Perché Marjorie, la sorella di 14 anni ha iniziato a comportarsi in modo strano, e anche se all’inizio tutti la curavano per schizofrenia, alla fine si sono convinti che lei fosse posseduta, e hanno quindi fatto ricorso ad un esorcismo che ovviamente non è servito niente. Tutto questo davanti alle telecamere che riprendevano tutto per un reality chiamato The Possession.
Ma nel mezzo ci sono delle pagine di blog che commenta la trasmissione che sono proprio brutte e noiose da leggere. Scritte male, assurde e che non servono a niente. Quindi capitoli nel passato, raccontati da una bambina che probabilmente poco capiva di quello che succedeva, capitoli nel presente con scene di vita quotidiana normali, e pagine insulse di blog.
A chiunque abbia un po’ di dimestichezza con gli horror più famosi poi, non sfuggirà che le scene “madri” in cui dovremmo spaventarci perché Marjorie sembra posseduta, sono prese appunto dalle scene più famose di uno in particolare, l’esorcista, tanto che a volte sembra una fanfiction sul libro.
E nelle pagine di blog ci dicono appunto ogni scena a cosa è ispirato. Ora, visto che si capisce che Marjorie è "solamente" schizofrenica e niente di soprannaturale è coinvolto, questo vorrebbe dire che la ragazzina ha visto tutti questi horror. Alla sua età. E li sta replicando. Oppure, come penso io, lo scrittore non sapeva che scrivere e ha copiato le scene.
Mi dispiace ma io la penso così.


Essendo poi ambientato ai giorni nostri, non capisco tutto questo accanirsi contro le telecamere: ci sono un sacco di reality che indagano sul paranormale, e ci sono anche riprese e libri che documentano veri esorcismi, e non penso quindi che quello di Marjorie sia il primo in america.
Una cosa a parte è il finale: davvero? Cioè, tutta sta broda per 330 pagine e questa è la fine? A questo punto mi viene da pensare che quella schizofrenica o addirittura posseduta sia sempre stata, fin dall’inizio Merry. D’altronde ha preso il nome dalla ragazzina di Abbiamo sempre vissuto nel castello, e la cosa non promette bene.
Il resto della famiglia, ossia madre e padre, sono dannosi ed insignificanti: la madre, pur non avendo soldi, diventa un’alcolizzata. Il padre si butta sulla fede.
Insomma, leggendo anche le domande che ci sono alla fine del tomo e che servirebbero ad un book club per poterne discutere, si capisce che lo stesso autore non sia convinto di quello che ha scritto. Non capisce bene se lo ho scritto per un motivo o per l’altro. E questo non è davvero molto incoraggiante.
Probabilmente se siete facilmente impressionabili questo non fa per voi. Ma anche se siete appassionati di horror secondo me non fa per voi, perché non vi lascia niente.

Voto:


lunedì 11 giugno 2018

Recensione: Bring Me Their Hearts, di Sara Wolf

Titolo: Bring Me Their Hearts
Autore: Sara Wolf
Editore: Entangled Teen
Pagine: 400
Genere: YA, Fantasy, Paranormal
Consigliato:

Trama:

Zera is a Heartless – the immortal, unageing soldier of a witch. Bound to the witch Nightsinger ever since she saved her from the bandits who murdered her family, Zera longs for freedom from the woods they hide in. With her heart in a jar under Nightsinger’s control, she serves the witch unquestioningly.
Until Nightsinger asks Zera for a Prince’s heart in exchange for her own, with one addendum; if she’s discovered infiltrating the court, Nightsinger will destroy her heart rather than see her tortured by the witch-hating nobles.
Crown Prince Lucien d’Malvane hates the royal court as much as it loves him – every tutor too afraid to correct him and every girl jockeying for a place at his darkly handsome side. No one can challenge him – until the arrival of Lady Zera. She’s inelegant, smart-mouthed, carefree, and out for his blood. The Prince’s honor has him quickly aiming for her throat.
So begins a game of cat and mouse between a girl with nothing to lose and a boy who has it all.
Winner takes the loser’s heart.
Literally.

Recensione:

 “What’s worse, Reginall - To be a monster, or to make monsters?"

Bring me their hearts è uno dei migliori YA fantasy che abbia mai letto, di sicuro uno dei migliori libri letti quest’anno.
La copertina è fantastica, così come la storia.
Zera è una Heartless, un soldato di una strega a cui è stato sottratto il cuore, che ora custodisce la strega in un barattolo. Ubbidisce ai suoi ordini, e non può morire, finchè la strega la guarisce, ma non puoi mai allontanarsi troppo dal luogo in cui è custodito il suo cuore.
Un giorno le viene affidato un incarico: dovrà prendere il cuore del principe Lucien, erede al trono, e trasformarlo in Heartless. In questo modo le streghe avranno un ostaggio nella guerra che sembra profilarsi all’orizzonte.
Se riesce nell’impresa, Zera riavrà indietro il suo cuore, i suoi ricordi e la sua vita umana, insieme a quelli degli altri due Heartless della strega.
La storia dei cuori rubati della strega ricorda quelli della Regina cattiva di Once upon a time, ma credetemi, le similitudini finiscono qui.
La vicenda di Zera è molto tormentata, tuttavia riesce a essere molto divertente: lei è una protagonista che soffre ed ha sofferto moltissimo, eppure è molto sarcastica e molto intelligente. Aspettatevi sempre qualche battuta ogni volta che apre bocca.
Eppure i suoi tormenti sono molto umani, nonostante lei non lo sia: è tormentata dal suo passato sanguinoso; rimpiange la sua vita umana; anela ad un contatto umano benevolo sapendo bene che chi sa che cosa è lei la teme e la tiene a distanza.


“There are two things men will always believe about a woman: that she’s stupid, and that she’s weak. Today, as every day, I am neither of these things.”


E’ indecisa tra il fare quello che vuole, cioè riavere il suo cuore, e quello che è giusto. E’ giusto condannare un altro essere, il principe in questo caso, alla sua stessa sfortunata sorte?
Ho amato lo stile dell’autrice fin dal principio: riesce a descrivere bene i sentimenti di Zera e nel contempo farci osservare il mondo intorno a lei, che ha riempito di invenzioni e storia di quel mondo, di pratiche religiose e usanze della corte.
I personaggi di contorno sono molto variegati, e molti sono femminili, ma il mio preferito non è il principe, ma la sua guardia del corpo, Malachite. Non è umano, è super divertente ed estremamente intelligente. Prende in giro il principe un sacco di volte. Lo adoro.
Insomma, ho finito Bring me their hearts e adesso, cosa che non mi succede praticamente mai, voglio disperatamente il seguito, perché vi avviso, ahimè finisce con un cliffhanger.


Sembra sarà una trilogia. 

Voto:


giovedì 10 maggio 2018

Recensione: Ci vogliono le palle per essere una donna, Caitlin Moran

Titolo: Ci vogliono le palle per essere una donna
Autore: Caitlin Moran
Titolo originale: How to be a Woman
Editore: Sperling & Kupfer
Pagine: 322
Consigliato: no

Trama:


A tredici anni, Caitlin Moran è una ragazzina cicciottella, senza amici, perennemente presa in giro dai maschi. E il giorno del suo compleanno, tra una torta/baguette con il Philadelphia e una "lista delle cose da fare prima dei diciotto anni", ecco che la assale il dubbio da un milione di sterline: ma come si fa a diventare una donna?
Oltre vent'anni dopo, ripercorrendo le esperienze che l'hanno aiutata a crescere, Caitlin prova a rispondere a quell'interrogativo. Partendo da un dato di fatto: non c'è mai stato un momento migliore nella storia per essere una donna. C'è il diritto di voto, la pillola anticoncezionale, e bruciare le streghe sul rogo è ormai decisamente poco glamour.
Ma allora: abbiamo ancora bisogno del femminismo, oggi? Sì, se il femminismo non è quello delle accademie e dei talk-show in seconda serata. Sì, se il femminismo non si occupa solo di cose (importanti, per carità) come la disparità di retribuzione, la circoncisione femminile nel Terzo Mondo, la violenza domestica, ma anche di problemi più banali e quotidiani come la masturbazione, la depilazione, le micro-mutandine, l'irresistibile attrazione per il cioccolato, le borsette da mille euro e le tette rifatte. Sì, perché ogni donna non può che essere femminista, e perché il femminismo secondo Caitlin è decisamente divertente.


Recensione:

 Questo libro per me è un grandissimo NO.
Innanzitutto, come dicono molte altre recensioni su GR, non è un manifesto femminista, bensì un libro di memorie (poche) della Moran. Nonché, almeno fino a metà, un manifesto porno.

E' scritto e strutturato male, almeno nella prima metà, poi inspiegabilmente migliora di poco, non arrivando comunque a meritarsi più di una stella.
Ho iniziato a leggerlo, convinta che facesse ridere un sacco e che fosse femminista, così nella mia mente mi vedevo già a consigliarlo alle donne che conosco, nonché a prestarlo a mia madre per esempio. 


Per carità, non potrei mai, visto che per il 60% si compone di filippiche sulla pornografia e qualsiasi argomento viene paragonato- o viene associato - a qualcosa di sessuale.
Puoi anche chiedermi se sono femminista senza dirmi che devo infilarmi una mano nelle mutande per vedere cosa c’è lì sotto. Ci vivo da trent’anni, so già cosa ci trovo, grazie mille.

Vogliamo poi parlare delle parti che dovrebbero essere divertenti, o in cui qualsiasi donna ci si dovrebbe rispecchiare? Roba vecchissima che sappiamo tutti, tipo che le scarpe da matrimonio sono scomode e ci tagliano i piedi.
Che scoperta, come se non lo sapessimo già.
Trovo che sia un libro adatto poi ad un pubblico prevalentemente inglese, perché vengono citati moltissimi personaggi dello spettacolo e della televisione che sinceramente io non ho mai sentito.
Insomma, se io scrivessi un libro del genere e parlassi di Barbara d’urso o Gerry scotti, chi al di fuori dell’italia li conosce? Come faccio a capire le battute quindi?
Forse a questo punto sarebbe stato meglio non tradurlo.
Ora voglio aprire un capitolo sulle boiate, perché in altro modo non so come chiamarle, che compaiono ogni tanto nel libro: quella che mi è rimasta più impressa è quella secondo cui, a trenta e passa anni iniziano a morire i genitori dei tuoi amici e quindi partecipi ai funerali, ma che fortunata, a lei non è mai capitato nulla del genere. Vi scrivo l’intero paragrafo perché lo trovo stupido ed irrispettoso.


“Arrivano i primi segni della caducità della vita; i genitori degli amici si ammalano e iniziano a morire. Si susseguono funerali e commemorazioni in cui consolo gli amici con parole sagge, mentre in segreto mi rallegro pensando che la morte è ancora a una generazione di distanza. Un suicidio, un ictus, un cancro: per ora sono tutte cose che capitano agli adulti della generazione che mi precede.”




Quindi, a trentacinque anni non ti sono morti neanche i nonni? O non li consideri? Il suicidio e il cancro sono solo una roba da anziani?? Quindi tutti i giovani che si tolgono la vita cosa sono? Ma notate l’ignoranza di questo pensiero? Come hanno potuto pubblicare una cosa del genere?
Non parliamo poi dell’argomento paradiso di cui parla qualche pagina dopo. In poche parole dice che chi crede nell’aldilà non è interessato alle cose che fa ogni giorno perché tanto anche se commette errori può rimediare in paradiso.
In paradiso?? E l’inferno a cosa serve allora? Oppure è un errore di traduzione? Oppure ancora si riferisce solo ai reati minori, quindi se sfascio auto o spaccio droga poi tanto rimedierò in paradiso?
Sinceramente, mi pento amaramente di aver comprato questo libro, per di più a prezzo pieno in libreria.

Voto:



giovedì 26 aprile 2018

Recensione: The chess queen enigma, Colleen Gleason

Titolo: The chess queen enigma (Stoker and Holmes #3)
Autore: Colleen Gleason
Pagine: 360
Editore: Chronicle Books
Genere: steampunk, Ya
Consigliato:

Trama:

Evaline Stoker and Mina Holmes never meant to get into the family business. But when you're the sister of Bram and the niece of Sherlock, vampire hunting and mystery solving are in your blood, so to speak.
In this third installment of the Stoker and Holmes series, Evaline Stoker and Mina Holmes have reluctantly agreed to act as social chaperones and undercover bodyguards for Princess Lurelia of Betrovia, who has arrived in London to deliver a letter that details the secret location of an ancient chess queen that's been missing for centuries. But when the letter which will heal a centuries-old rift between England and the Betrovians is stolen out from under Evaline and Mina's watchful eyes, the two girls are forced into a high-stakes race to ensure they find the chess queen before anyone else does.

Recensione:

 

"The problem was, he could never understand a person like me. Vampire hunters didn't marry. 
And for a moment, I regretted that reality. I regretted the fact that I had no chance of ever being a normal woman with a normal life. I realized at that moment I could never let a man truly get to know me. 
I would always be alone." 

Terzo capitolo della saga di Stoker e Holmes, questa serie diventa sempre più bella con ogni numero che passa.
La adoro. Ha tutto quello che cerco in un libro o in una serie: elementi steampunk spiegati per bene, con un perché il mondo sia così; protagoniste toste ma con i loro difetti che si compensano a vicenda; un cattivo che non si fa catturare facilmente; richiami ad altre serie; romance appena accennato, e di sicuro non il tema centrale su cui gira tutto.
In questo volume Evaline e Mina devono ritrovare la regina, il pezzo degli scacchi che proviene da Betrovia, una nazione che una volta era alleata dell’Inghilterra. 

Il pezzo si dice sia il primo realizzato in cui compaia la regina, e potrebbe sbloccare un tesoro nascosto nella scacchiera.
Ma nel frattempo dovranno fare da balia alla principessa Lurelia di Betrovia, in visita a Londra.
Se mi dovessero chiedere chi preferisco tra le due protagoniste, probabilmente direi Evaline, mi piace la sua irruenza, il suo gusto nel vestire, ma in questo volume mi sono sentita a tratti anche affine a Mina, nonostante a volte si comporti un po’ troppo come il suo famoso zio, e quindi non si possa dire che sia la campionessa di simpatia. Ma se Mr. Holmes ha Watson al suo fianco, Mina ha Evaline, e Dylan e l’ispettore Grayling.

Trovo che l’inserimento di Dylan, un ragazzo proveniente dal 2016, sia stata una mossa geniale per riuscire a inserire dei riferimenti moderni nella Londra strampunk del 1889. In fondo si è rivelato di grandissimo aiuto.
Quello che adoro soprattutto dell’autrice è il riuscire a mischiare sapientemente le scene di azione, come la caccia ai vampiri, con scene più romantiche, con scene di introspezione dei personaggi, sempre con una leggera vena umoristica. Si legge che è un piacere, e si viene davvero coinvolti dalla storia.
Il finale è la parte più appassionante della storia, in particolare proprio l’ultimo capitolo che è quello di Miss Stoker. Non vedo l’ora di leggere il seguito The Carnelian Crow, e poi aspettare quello che sarà l’ultimo volume della serie.
Quindi ovviamente ve lo consiglio, ma prima dovrete leggere i primi due!!

Voto:

La serie è composta da:
The chess queen enigma
The carnelian crow
Senza titolo.

martedì 13 febbraio 2018

Recensione: Dracula in love, di Karen Essex

 Titolo: Dracula in love
Autore: Karen Essex
Titolo originale: Dracula in love
Editore: Bompiani
Pagine: 496
Consigliato: assolutamente no

 

Trama:

Londra, fine Ottocento. Mina Murray è una giovane donna fidanzata con Jonathan Harker. Assiste la direttrice di un rinomato collegio femminile, insegnando buone maniere, ma ce in lei un'inquietudine segreta, un io misterioso che, represso durante l'infanzia e l'adolescenza, si manifesta ora sotto forma di sogni, visioni, episodi di sonnambulismo. Quando il fidanzato di Mina, notaio, viene chiamato in Austria da un misterioso Conte per affari, Mina approfitta dell'occasione per andare a trovare un'amica, Lucy, in vacanza al mare. Ma viene a sapere pervie soprannaturali che Jonathan è gravemente malato in Austria e deve correre ad assisterlo. Dopo aver frettolosamente sposato Mina, Jonathan le rivela di essere rimasto vittima di creature diaboliche. Sono forse le stesse presenze da cui è ossessionata Mina? E il Conte da cui Jonathan si è recato è forse la stessa creatura misteriosa che protegge Mina e nello stesso tempo sembra volerla attirare in un abisso di perversione? Quando Jonathan, disperato, decide di farsi ricoverare nell'ospedale psichiatrico dell'ambiguo dottor Seward, Mina lo segue . senza sospettare che sarà lei, e non il marito, a subire le cure del medico, vere e proprie torture che hanno già provocato la morte dell'amica Lucy. Mina sarà salvata dal misterioso Conte, che le rivelerà l'esistenza di un mondo parallelo, in cui Mina, unendosi a lui, potrà attingere l'immortalità - a meno che l'imprevedibile non intervenga a riportarla accanto a Jonathan.

 

 Recensione: ATTENZIONE, SPOILER, GIF a iosa, parole poco carine e offese varie.


Non c’è un modo carino di dirlo: Dracula in love è una cagata pazzesca. So che molti non si fidano dei giudizi su goodreads, ma credetemi: se questo ha così tanti voti negativi, un motivo c’è.
E’ brutto su tutti i punti di vista, non si salva niente.
La Essex riesce a fare quello che la Watson continua a ribadire parlando di femminismo: il femminismo non è odiare gli uomini, ma volere che ci siano le pari opportunità. La Essex invece, per far sembrare la protagonista Mina una donna incredibile, deve demolire qualsiasi uomo del romanzo.
Ma neanche i personaggi femminili si salvano.
Partiamo dal principio: questo dovrebbe essere il racconto di come sono andate realmente le cose, non come le ha raccontate quell’imbroglione di Stoker.
Sì, la scrittrice non ci risparmia neanche il suo odio contro Stoker, tanto che lo chiama sempre “lo scrittore rosso con una protuberanza sulla faccia”. Perché la Essex, per dirci che gli uomini sono cattivi, ci dice anche che sono brutti. Che poi quale protuberanza? Essex, a furia di scrivere boiate hai pure le traveggole?
Comunque, a pagina 3, Mina che è sonnambula subisce un tentato stupro. Partiamo alla grande. Ma ovviamente viene salvata dallo sconosciuto che indovinate chi è? No, non Babbo Natale, ma Dracula, anche se praticamente dice il suo nome una volta in 500 pagine.
Mina insegna a scuola, fidanzata con Jonathan che parte per la Stiria (eh si, niente Romania) per una proprietà. Mina va al mare a trovare Lucy.
Mina corre da Jonathan quando viene trovato moribondo e si sposano all’estero. Lucy aveva una tresca con Morris ma questo scappa e la molla, così Lucy sposa Arthur e poi muore.
Lucy e Mina litigano quasi sempre perché Lucy ha le fette di salame sugli occhi e non capisce cosa sta succedendo.
Mina ascolta i racconti del vecchietto sulla scogliera di Whitby, ma è scocciata di ascoltare quel vecchio bavoso (giuro che dice che è scocciata).
Mina è scocciata da un po’ tutti comunque.

Jonathan confessa a Mina che l’ha tradita più volte con più donne. Non consumano il matrimonio.
Mina lo porta al manicomio di Seward, che è innamoratissimo di lei. Mina cerca di scoprire cosa è successo a Lucy, ricoverata lì e morta poco prima, ma è scocciata pure di parlare con i pazzi.
Jonathan una sera, quasi senza motivo, si decide e va a letto con la moglie.
Il giorno dopo la fa internare nel manicomio. Lei subisce la cura dell’acqua, ma il conte la salva. Scappano insieme su una nave diretti in Irlanda. Lui cerca di farle tornare la memoria delle loro vite passate, ma lei nada.
Lui scopre che lei è incinta di Jonathan e la tratta malissimo e la molla. Jonathan la trova e la salva perché stanno arrivando Arthur e Von Helsinger (sarebbe Van Helsing, ma quel cattivone di Stoker ce l’aveva coi tedeschi e l’ha trasformato in olandese. Notare che è l’unico che ha cambiato nome) che vogliono uccidere il conte.

Ci riescono, poi Arthur, senza motivo ammazza Morris.
Mina e Jonathan vivono per sempre felici e contenti. Seward si è suicidato dopo un articolo di giornale che denunciava il degrado del manicomio.
Eccovi la trama stringata.
I personaggi sono penosi: Mina è una scema, scocciata di parlare con chi ritiene inferiori di lei; i personaggi maschili, nessuno escluso, sono tutti degradati in un modo terribile. Fanno le cose peggiori immaginabili: tradimenti, omicidi, voltafaccia, bugie. Compiono gesti malvagi senza nessuno scopo, intaccando completamente l’immagine che abbiamo di loro.
Il conte non fa una figura migliore per un semplice motivo: non è un vampiro, ma una fata!! Sì una fatina con la pelle che si illumina al sole. Ahahahahaha

Con il voltafaccia che ha poi quando scopre che Mina è incinta perde ogni speranza che aveva di sembrare un personaggio meritevole di attenzione.
Lucy non fa altro che litigare con tutti e amare follemente Morris.
Forse Morris è l’unico che si salva in tutto questo.
Non parliamo degli strafalcioni di una che evidentemente non ha nemmeno riletto cosa ha appena scritto: in 4 pagine Arthur Holmwood diventa Helmwood; Mina dice che stanno andando al manicomio in macchina (???!!!!), ma nella pagina seguente si trasforma in carrozza; Mina si chiede dove siano i servitori che entrano silenziosamente mentre lei sta facendo la siesta. La siesta??? Nel 1890??? Ma stiamo scherzando??
Poi è tutta un’idea assurda, perché rileggendo Dracula ho potuto ammirare quanto fossero importanti le donne nel racconto, ed è immenso l’amore e l’affetto che i personaggi maschili provano, in particolar modo per Mina. Quindi il perché di questa cagata devo ancora capirlo.
Un capitolo a parte sono le scene scabrose: non sono per niente eccitanti anzi, sono rivoltanti, raccontate con dovizia di particolari strani, quasi medici ma strani. Tipo”sapevo che doveva infilare l’organo eretto nella mia grotta umida”. Wow, eccitante quanto una confezione di collutorio.
Mina poi vuole sembrare una protagonista tosta, ma finisce il libro dicendo che a lei non interessa niente avere il diritto di voto.

Non contenta, la Essex elogia all’infinito Stoker per la sua opera. Dopo averlo denigrato per 400 e passa pagine!!!
Mi fanno proprio arrabbiare libri simili, perché sembrano scritti coi piedi.
Ora vado a cercare della candeggina per disinfettarmi gli occhi.

Voto:


lunedì 5 febbraio 2018

Recensione: A spark Unseen, di Sharon Cameron

Titolo: A Spark Unseen (The Dark Unwinding #2)
Autore: Sharon Cameron
Tradotto in italiano col titolo: L'invenzione dei desideri
Editore: Scholastic Press
Pagine: 335
Consigliato: no

Trama:

When Katharine Tulman wakes in the middle of the night and accidentally foils a kidnapping attempt on her uncle, she realizes Stranwyne Keep is no longer safe for Uncle Tully and his genius inventions. She flees to Paris, where she hopes to remain undetected and also find the mysterious and handsome Lane, who is suspected to be dead.

But the search for Lane is not easy, and Katharine soon finds herself embroiled in a labyrinth of political intrigue. And with unexpected enemies and allies at every turn, Katharine will have to figure out whom she can trust--if anyone--to protect her uncle from danger once and for all.


Recensione:

Attenzione possibili spoiler, termini non proprio gentili e GIF!

 Katharine, ma cosa ti è successo?
Se seguite il blog saprete già della mia recensione per il romanzo precedente di questa duologia, ossia The dark Unwinding, la recensione la trovate qui.
Ricordo che mi aveva colpito per l’originalità, per gli elementi steampunk, ma in questo secondo volume non c’è niente di tutto questo.
Non solo: nel primo la protagonista, Katharine appunto, non mi era risultata particolarmente simpatica, troppo ad atteggiarsi da “sua altezza” in mezzo a quelli che lei considera pezzenti.
In questo volume ha perso completamente il cervello, e la serie, da steampunk-poco romance diventa improvvisamente super YA e romance a gogò.


 “Perhaps it’s normal as rain, only we’ve just been raised in a desert”

Mi ha deluso moltissimo. Partiamo con la trama: sia il governo inglese che quello francese stanno cercando lo zio della ragazza per le sue invenzioni in grado di cambiare il corso della guerra.
Così miss Tulman decide di prendere lo zio, narcotizzarlo e trasportarlo segretamente a Parigi per nasconderlo.
Tutte balle, il suo vero intento è ritrovare il suo amore Lane, scomparso a Parigi tempo prima.
Quindi tutta la trama si basa su lei che cerca Lane e lui che gentilmente non le ha mai scritto. E tutti giustamente lo credono morto.
Rallegriamoci, dovrebbero esserci magnifiche descrizioni della Parigi governata da Napoleone III, corredata da elementi steampunk. Balle, potrebbe essere ambientata a Pisa o a Timbuctù e non cambierebbe nulla, perché non ci sono descrizioni della città, a parte qualche nome di strada o della Tuileries.

La protagonista è incredibilmente stupida: a parte che oltre a nascondere lo zio (grazie alla casa di sua nonna) e cercare Lane, non fa altro. Gente muore, si trova faccia a faccia con l’imperatore, ed è un personaggio passivo. Non solo, se ne esce con cose che non stanno né in cielo né in terra, come quando, al ballo dell’imperatore, chiede al suo accompagnatore di indicarle col dito chi sia Napoleone III.
Ma sei scema?? Non lo sai che ovviamente verrà annunciato non appena entrerà in sala? E infatti il suo accompagnatore le fa notare che li arresteranno solo se fissano l’imperatore, figuriamoci ad indicarlo col dito!!


Poi non parliamo del solito conflitto inglese-francese: Katharine si stupisce che tutti parlino francese a Parigi, non ne capisce una sola parola (per dire, non capisce cafè e croissant), ma quando il suo bello le dice cose romantiche le capisce benissimo.


Parliamo poi del fatto che sia una stronzetta con i domestici della casa parigina, e questi lo siano con lei. Il marito della governante viaggia sempre per casa in mutande gridando “napoleone è morto” e lei non capisce che lui non ci sta molto con la testa, anzi, pensa che sia un normale modo di agire parigino.

Ecco, se io fossi parigina mi sarei offesa a morte.
L’elemento steampunk è sparito, il romance è alla massima potenza, la stupidità pure, e io sono rimasta delusissima da una serie che poteva offrire moltissimo.

Voto:


martedì 23 gennaio 2018

Recensione: Poison Study, di Maria V. Snyder

Titolo: Poison Study (Poison Study #1)
Autore: Maria V. Snyder
Tradotto in italiano col titolo: Dark Moon la farfalla di pietra
Editore: Mira
Pagine: 409
Consigliato:

Trama:

CHOOSE: A QUICK DEATH OR SLOW POISON…

On the eve of her execution for murder, Yelena is reprieved, but her relief is short-lived. She is to be the Commander of Ixia’s food taster. Can Yelena learn all she needs to know about poisons before an assassin succeeds?

Her troubles have only just begun, however… Valek, her captor, has a uniquely cruel method to stop her escaping; General Brazell, father of the man she killed, still wants her dead; and someone is plotting against the Commander.

Resourceful and wily, Yelena gains friends, survival skills – and more than a few enemies. In a desperate race against time, the Commander’s life, the future of Ixia and the secrets of her own past will be in her hands…


Recensione:

 “It seems there is more than one way to poison a person’s heart, and it doesn’t even require a meal”

Avendo sentito pareri contrastanti, non sapevo bene cosa aspettarmi da Poison study.
Invece devo dire che mi è piaciuto, anche se qualche pecca ancora ce l’ha.
Yelena è in carcere per aver ucciso il figlio di un generale, ma proprio il giorno della sua esecuzione viene condotta nello studio di Valek, che le propone un accordo: diventerà l’assaggiatore ufficiale del comandante di Ixia, e verrà istruita da lui su tutti i veleni, in cambio ovviamente non verrà giustiziata. Ma quando accetta, a Yelena viene fatto bere un veleno, e l’antidoto le verrà dato da Valek ogni giorno. Se un giorno dovesse saltare lei morirà. In questo modo, lei non potrà mai scappare.
Inizia così la trama, che segue prima l’addestramento della protagonista ai vari veleni, e la sua conseguente vita alla corte del comandante.
Diciamo che Yelena è una di quelle protagoniste sfigate, a cui capita di tutto. Tutti le sono amici o vogliono ucciderla, non c’è via di mezzo.
Lei impara in men che non si dica a riconoscere i veleni, poi decide anche, giustamente, di imparare a difendersi da sola, anche se tutti la temono per l’omicidio che ha commesso.
Valek è un personaggio interessante: sembra senza cuore, sembra avere un’infinita conoscenza e incredibili doti da guerriero ed assassino. Insomma, invincibile e onnisciente. Io me lo sono immaginato un misto tra il Darkling e Severus Snape.
Peccato che poi si perda un po’ alla fine. Praticamente cambia totalmente facciata.
Le cose che mi sono piaciute quindi sono lo stile di scrittura, ben fatto, scorrevole, che non lascia punti morti. I personaggi mi sono piaciuti, chi più chi meno: Ari e Janco sono i miei preferiti, seguiti dalla sarta di corte, che ho adorato.
Yelena e Valek hanno il solito rapporto che si è già visto: sei mia prigioniera, ti tratto meglio di altri ma vorrei ucciderti, se scappi morirai, però sei incredibilmente brava.


Il mondo che la Snyder ha ideato non è male, anche se non se ne capisce bene l’epoca: apparentemente sembra il medioevo, visto che usano le candele per illuminare, ma poi compare un oggetto che è sicuramente più moderno, e al lettore rimane il dubbio se sia voluto o se sia una svista. Almeno a me ha fatto questa impressione.
E’ pieno di colpi di scena, ma alcuni di questi sono piuttosto prevedibili, come ad esempio il motivo per cui Yelena ha ucciso il figlio del generale.

ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER!
Purtroppo come ho detto prima, le ultime forse… 50 pagine in qualche modo rovinano tutto. A me personalmente, a parte il cambio di carattere ed atteggiamento di Valek, non è andato giù il differente trattamento che subisce la protagonista sull’omicidio nei confronti invece di tutte le uccisioni che ha commesso Valek.
Lei ha ucciso per legittima difesa, e nel corso del libro le ricapiterà, e ogni volta che lo fa tutti, compreso Valek, la giudicano malissimo. Poi lo stesso Valek uccide 8 persone ma va tutto bene.
E’ discriminazione femminile o cos’altro?


“Only the weak invite their demons to live with them”
 
Perde moltissimo alla fine anche perché, come tutti gli YA, si scopre che Yelena è speciale, ha la magia, tutti la vogliono tutti la cercano.
Allora Snyder, no per favore: Yelena aveva la nostra simpatia anche prima, quando doveva scegliere se morire subito o morire avvelenata lentamente. 

Renderla la special snowflake ha fatto solo decadere il tutto e darti la possibilità di allungare la broda in altri romanzi.

Voto: