Titolo: Ci vogliono le palle per essere una donna
Autore: Caitlin Moran
Titolo originale: How to be a Woman
Editore: Sperling & Kupfer
Pagine: 322
Consigliato: no
Trama:
A tredici anni, Caitlin Moran è una ragazzina cicciottella, senza amici, perennemente presa in giro dai maschi. E il giorno del suo compleanno, tra una torta/baguette con il Philadelphia e una "lista delle cose da fare prima dei diciotto anni", ecco che la assale il dubbio da un milione di sterline: ma come si fa a diventare una donna?
Oltre vent'anni dopo, ripercorrendo le esperienze che l'hanno aiutata a crescere, Caitlin prova a rispondere a quell'interrogativo. Partendo da un dato di fatto: non c'è mai stato un momento migliore nella storia per essere una donna. C'è il diritto di voto, la pillola anticoncezionale, e bruciare le streghe sul rogo è ormai decisamente poco glamour.
Ma allora: abbiamo ancora bisogno del femminismo, oggi? Sì, se il femminismo non è quello delle accademie e dei talk-show in seconda serata. Sì, se il femminismo non si occupa solo di cose (importanti, per carità) come la disparità di retribuzione, la circoncisione femminile nel Terzo Mondo, la violenza domestica, ma anche di problemi più banali e quotidiani come la masturbazione, la depilazione, le micro-mutandine, l'irresistibile attrazione per il cioccolato, le borsette da mille euro e le tette rifatte. Sì, perché ogni donna non può che essere femminista, e perché il femminismo secondo Caitlin è decisamente divertente.
Recensione:
Questo libro per me è un grandissimo NO.Innanzitutto, come dicono molte altre recensioni su GR, non è un manifesto femminista, bensì un libro di memorie (poche) della Moran. Nonché, almeno fino a metà, un manifesto porno.
E' scritto e strutturato male, almeno nella prima metà, poi inspiegabilmente migliora di poco, non arrivando comunque a meritarsi più di una stella.
Ho iniziato a leggerlo, convinta che facesse ridere un sacco e che fosse femminista, così nella mia mente mi vedevo già a consigliarlo alle donne che conosco, nonché a prestarlo a mia madre per esempio.
Per carità, non potrei mai, visto che per il 60% si compone di filippiche sulla pornografia e qualsiasi argomento viene paragonato- o viene associato - a qualcosa di sessuale.
Puoi anche chiedermi se sono femminista senza dirmi che devo infilarmi una mano nelle mutande per vedere cosa c’è lì sotto. Ci vivo da trent’anni, so già cosa ci trovo, grazie mille.
Vogliamo poi parlare delle parti che dovrebbero essere divertenti, o in cui qualsiasi donna ci si dovrebbe rispecchiare? Roba vecchissima che sappiamo tutti, tipo che le scarpe da matrimonio sono scomode e ci tagliano i piedi.
Che scoperta, come se non lo sapessimo già.
Trovo che sia un libro adatto poi ad un pubblico prevalentemente inglese, perché vengono citati moltissimi personaggi dello spettacolo e della televisione che sinceramente io non ho mai sentito.
Insomma, se io scrivessi un libro del genere e parlassi di Barbara d’urso o Gerry scotti, chi al di fuori dell’italia li conosce? Come faccio a capire le battute quindi?
Forse a questo punto sarebbe stato meglio non tradurlo.
Ora voglio aprire un capitolo sulle boiate, perché in altro modo non so come chiamarle, che compaiono ogni tanto nel libro: quella che mi è rimasta più impressa è quella secondo cui, a trenta e passa anni iniziano a morire i genitori dei tuoi amici e quindi partecipi ai funerali, ma che fortunata, a lei non è mai capitato nulla del genere. Vi scrivo l’intero paragrafo perché lo trovo stupido ed irrispettoso.
“Arrivano i primi segni della caducità della vita; i genitori degli amici si ammalano e iniziano a morire. Si susseguono funerali e commemorazioni in cui consolo gli amici con parole sagge, mentre in segreto mi rallegro pensando che la morte è ancora a una generazione di distanza. Un suicidio, un ictus, un cancro: per ora sono tutte cose che capitano agli adulti della generazione che mi precede.”
Quindi, a trentacinque anni non ti sono morti neanche i nonni? O non li consideri? Il suicidio e il cancro sono solo una roba da anziani?? Quindi tutti i giovani che si tolgono la vita cosa sono? Ma notate l’ignoranza di questo pensiero? Come hanno potuto pubblicare una cosa del genere?
Non parliamo poi dell’argomento paradiso di cui parla qualche pagina dopo. In poche parole dice che chi crede nell’aldilà non è interessato alle cose che fa ogni giorno perché tanto anche se commette errori può rimediare in paradiso.
In paradiso?? E l’inferno a cosa serve allora? Oppure è un errore di traduzione? Oppure ancora si riferisce solo ai reati minori, quindi se sfascio auto o spaccio droga poi tanto rimedierò in paradiso?
Sinceramente, mi pento amaramente di aver comprato questo libro, per di più a prezzo pieno in libreria.