giovedì 28 agosto 2014

Recensione: Il caso dei libri scomparsi, Ian Sansom






Titolo: Il caso dei libri scomparsi
Autore: Ian Sansom
Titolo originale: The case of the missing books
Edito da:TEA
Pagine: 311
Consigliato: No.
 


 Difficile digerire un libro che ci fa arrabbiare.
E questo mi ha fatto davvero innervosire.
Lo so, la maggior parte delle recensioni su questo blog sono negative... presto arriveranno anche quelle positive.
Non perdete la speranza.

 Trama:

Appena arrivato da Londra nella piccola cittadina di Tundrum, Irlanda del Nord, per ricoprire il suo primo posto come bibliotecario, il giovane Israel Armstrong scopre che in effetti il suo posto non c'è, né la biblioteca, né i libri... E questo non è che l'inizio dei suoi guai. Nel giro di poche ore infatti perde vestiti, soldi, carte di credito, e forse anche fidanzata, s'imbatte in una serie di personaggi con i quali immancabilmente entra in conflitto, viene alloggiato niente meno che nella stia dei polli di una fattoria e si ritrova incastrato al volante di un vecchio furgone arrugginito che funge da biblioteca semovente, ma senza scaffali. Peccato però che i libri continuino a mancare: 15.000 volumi, per l'esattezza, scomparsi. Chi mai li avrà rubati? E perché? Ma soprattutto, ci sarà in quell'angolo di mondo dimenticato da Dio un posto decente dove poter bere un cappuccino decente e leggersi il giornale? Israel vuole delle risposte.


 Recensione:


Avevo deciso di portarmi questo libro nel mio viaggio in Irlanda, perché è appunto ambientato in Irlanda (del nord) e perché mi sembrava un libro non troppo impegnativo, adatto ad un viaggio in traghetto e uno in treno di otto ore e passa.
Sfortunatamente sono riuscita a leggerlo solo sul treno di ritorno, ma è stato comunque piacevole ritrovare alcune località che ho visitato e dire: oh! lì ci sono stata!!
E credo che la mia esperienza piacevole con questo libro termini qui.
Ah no, dimenticavo l’essere d’accordo sul fatto che le Tayto onion e cheese siano le patatine più buone del mondo.
Se capitate da quelle parti dovete assolutamente assaggiarle, qualunque gusto, sono ottime!!

Peccato le facciano solo in Irlanda del Nord. ç__ç
La storia potrebbe anche essere carina e divertente, e ricordare un po’ il film francese “giù al nord”, con una persona che viene scaraventata in un mondo vicino al suo ma completamente differente, che all'inizio si trova malissimo ma poi non vuole più tornare a casa, peccato che non sia così.
Di sicuro non è un antidoto alla malinconia come pubblicizzato sulla copertina.
E’ un libro che mi ha fatto arrabbiare, per vari motivi. E non è mai bello quando un libro fa arrabbiare il proprio lettore.
Innanzitutto è un ritratto davvero pessimo degli Irlandesi e del loro paese. Sul serio, se io fossi un irlandese mi sentirei offeso.
Vengono dipinti come maleducati, che parlano in maniera strana, antiquata e sguaiata, sporchi, poveri e terroristi.
Ma non è così, almeno per quanto ho appurato io.
E poi poteva essere divertente se fatto in maniera umoristica, ma qui mi sembrava volessero farli sembrare inferiori agli inglesi, in special modo ai londinesi.
Parliamo del protagonista, il bibliotecario, Israel.
Che dire di lui? Probabilmente l’essere più sfortunato dell’intero sistema solare.
Gliene capitano di tutti i colori. E magari all’inizio potrebbe essere simpatico qualche piccolo incidente, ma non un incidente a pagina! Così si esagera e dopo scade tutto nel ridicolo e nel prevedibile.
Oltretutto, non appena si fa male, va avanti per mezz’ora a lamentarsi con una sola parola: AHIA, neanche fosse un bambino di 3 anni.
Parliamo dei libri: una biblioteca chiusa e 15000 libri scomparsi nel nulla.
Che è poi il clou del romanzo. Dove saranno i libri?
Mistero banale che si risolve in maniera banale nelle ultime pagine.
Davvero un finale insoddisfacente, ma andrà avanti con altri libri, che io non leggerò.
Seccanti le varie ripetizioni in tutto il romanzo: il continuo uso delle parole: seeee e Ach (che io in tutta l’irlanda non ho mai sentito pronunciare), ahia e la ripetizione ossessiva dei vari titoli e professioni precedenti dei personaggi, o luoghi di lavoro.
Si possono usare dei sinonimi, o almeno un’abbreviazione, non c’è bisogno di ripetere tutte le volte: lavorava al reparto libreria di bla bla, nel centro commerciale di bla bla, nella città di bla bla, essex.
Diventa noioso e ridondante.
Il protagonista poi è davvero assurdo, nonostante abbia letto migliaia di libri (così dicono) non conosce cose elementari, e quindi passa per un cretino; non solo, a quanto pare non apprezza i libri.
Perché quelli che si è portato dietro dalla sua casa di Londra, non solo non li legge, ma li usa in modi più utili, come la copia di Vita di Pi lanciata nelle fauci di un cane, o Harry Potter e il principe mezzosangue usato per rompere una finestra. (copia che gli era stata regalata pur sapendo che lui odia J.K. Rowling, il che, secondo me, fa insorgere qualsiasi potterhead).
E qui mi è subito venuto in mente Doctor Who:

Io l’ho trovato triste. Perché vuol dire che l’autore odia tutti i i titoli che ha inserito, e che gli fa fare una brutta fine perché secondo lui è meglio non leggerli.
Ma queste sono opinioni sue personali, quindi ora mi chiedo: Ma Israel allora fino adesso che cosa ha letto? Quali libri gli sono piaciuti??
Se fosse un amante dei libri non li userebbe mai per rompere finestre!!
E’ in campagna, per rompere un vetro basta un sasso, ce ne sono a bizzeffe in Irlanda!
Per non parlare delle ripetizioni nei dialoghi tipo:
"Hanno rubato i libri!!
Hanno rubato i libri?
Si, hanno rubato i libri!
Ma sul serio hanno rubato i libri??"
Ma cosa non hai capito della prima frase?
E lo sconvolgimento di Israel nell’apprendere che il nome del reverendo è England.
E ha un fratello che si chiama Scotland.
Caro, nel caso non te ne fossi accorto anche tu hai il nome di una nazione, perché Israele è un paese, non una marca di birra!
Insomma, un libro altamente sconsigliato perché a me ha fatto uscire dai gangheri.
Statene alla larga, ma comprate le patatine. 
Voto:

2 commenti:

  1. Concordo, non è piaciuto per niente neanche a me: lo comprai perchè la copertina è adorabile e il titolo pure... e mamma mia se non me ne sono pentita. Il lato buono è che col tempo dovresti dimenticartelo del tutto. Ora come ora la sola cosa ricordo è che dovevo farmi forza per andare avanti >__<

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    1. Meno male che non sono l'unica a cui non è piaciuto! >__<

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