Titolo: In the shadow of blackbirds
Autore: Cat Winters
Editore: Amulet
Pagine: 416
Consigliato: sì!
Trama:
In 1918, the world seems
on the verge of apocalypse. Americans roam the streets in gauze masks to
ward off the deadly Spanish influenza, and the government ships young
men to the front lines of a brutal war, creating an atmosphere of fear
and confusion. Sixteen-year-old Mary Shelley Black watches as desperate
mourners flock to séances and spirit photographers for comfort, but she
herself has never believed in ghosts. During her bleakest moment,
however, she’s forced to rethink her entire way of looking at life and
death, for her first love—a boy who died in battle—returns in spirit
form. But what does he want from her?
Featuring haunting archival
early-twentieth-century photographs, this is a tense, romantic story
set in a past that is eerily like our own time.
Recensione:
“Death snapped at my heels – I’m coming. Are you watching out for me?”
I romanzi di Cat Winters, per un qualche motivo, mi hanno sempre incuriosito: un po’ per i titoli particolari, un po’ per le cover dark e misteriose, quindi mi sono decisa e ho iniziato
In the shadow of blackbirds, romanzo d’esordio della Winters.
Ed è finito per diventare uno dei più bei libri che io abbia letto, non solo quest’anno ma in generale.
L’anno è il
1918: infuria ancora la prima guerra mondiale, e i soldati americani sono mandati a combattere in francia.
Ma in tutto il mondo imperversa anche
l’influenza spagnola, che alla fine sarà l’epidemia peggiore che il mondo abbia mai affrontato con una stima che si aggira tra i 20 milioni e i 100 milioni di vittime.
Mary Shelley Black (chiamata così perché la madre era appassionata di Frankenstein), la protagonista, ha 16 anni, e si sta trasferendo da Portland a San Diego, per vivere con sua
zia Eva.
Suo padre è stato arrestato per le sue idee sulla guerra, e sua zia è rimasta vedova ed ora, a soli 26 anni, vive sola ed è costretta ad un duro lavoro per sopravvivere.
Mary inoltre sta aspettando le lettere del suo innamorato,
Stephen, partito per la guerra poco prima. Quindi un giorno, trascinata dalla zia, va a trovare
Julius, fratello di Stephen, specializzato in
fotografie spiritiche, cioè foto di una persona viva con un fantasma vicino a sé.
E da qui parte tutta la narrazione, a non vi dico altro perché gli spoiler sono dietro l’angolo.
E’ una storia piuttosto pesante, di certo non allegra. La Winters è riuscita a creare l’atmosfera di terrore che si viveva in america in quel periodo: la guerra, anche se lontana; l’epidemia, con cadaveri in ogni angolo; la soppressione di qualsiasi cosa tedesca; mischiata ovviamente allo spiritismo e alla perdita delle persone care, sia a causa della malattia che per la guerra.
A parte qualche breve momento,
Mary Shelley non vive una vita felice o facile. Ma va avanti, e combatte per conoscere la verità. Scoprirà e vedrà cose che la cambieranno per sempre, e che una ragazza di 16 anni non dovrebbe vedere, ma lei è intelligente e curiosa, e anche se a volte sembra impossibile, in qualche modo, uscendone pure a pezzi, se la caverà.
“ I think between the war and the flu, no one’s going to escape getting haunted. We live in a world so horrifying, it frightens even the dead.”
L’angoscia e la tristezza e il lutto ma anche la forza del primo amore pervadono le pagine, così come il mistero riguardo la morte e la vita oltre la morte, ed è difficile staccarsi dalla narrazione. Non ci sono punti morti, non c’è un attimo di pace, e mi sono ritrovata a portarmi il libro ovunque andassi per poter sapere come andava avanti.
Mi sono anche ritrovata immensamente triste a pensare a quello che le persone devono aver passato in quel periodo, compresa la mia famiglia, visto che il mio bisnonno è morto proprio per la spagnola.
I personaggi di contorno si muovono bene, ognuno ha una proprio personalità, ma tutti sono ben intrecciati con la storia principale, quella tra Stephen e Mary. Il volume è inoltre corredato da
foto e manifesti dell’epoca.
Il livello di inglese non è particolarmente difficile, è molto meno poetico di Flights and Chimes, poi alla fine del volume troverete le note dell’autrice in cui parla delle sue ricerche su quel periodo, con parecchi cenni storici molto interessanti.
Insomma,
ve lo consiglio assolutamente. Ho inserito in wishlist ogni libro che la Winters ha scritto, perché se è rimasta brava come all’inizio, sono certa che diventerà una delle mie scrittrici preferite.
Voto: