Buongiorno a tutti! Eccovi la recensione del libro che ho letto in periodo pasquale, e che finisce di diritto tra i papabili come miglior libro dell'anno. Senza ombra di dubbio.
“Vai con Gesù. Ha bisogno di un amico che gli insegni a
essere umano. Così io potrò insegnargli a essere uomo.”
Tutti noi sappiamo come è nato Gesù e come è morto. Ma cosa
ha fatto durante la sua vita? I vangeli canonici non ce lo dicono. D’altronde
sono stati scritti moltissimi anni dopo la sua morte, quindi come potevano
saperlo?
Ecco perché viene dato incarico a Raziel (sì esatto, il
famoso angelo scemo già comparso in “tutta colpa dell’angelo”) di resuscitare
Levi, detto Biff, il migliore amico d’infanzia di Gesù. Chi meglio di lui può
raccontare cosa è successo?
Così, chiuso in una camera d’albergo con Raziel a
sorvegliarlo (anche se passa il suo tempo a guardare soap opera alla tv) Biff
si mette a scrivere della sua vita insieme al Messia.
Potrebbe sembrare, e così credevo anche io quando l’avevo
comprato, che sia un libro contro le religioni (perché oltre alla religione
ebraica, compare anche l’induismo e il buddismo), che le prenda in giro, che ne parli male, che la figura del Messia ne esca distrutta. Certo, è
piuttosto ironico su alcune cose, e di sicuro qualche mente bigotta che non
riesce a vedere al di là della presa in giro lo troverà blasfemo e lo inserirà
nella lista dei banned books, ma in realtà è l’esatto contrario.
Come ci racconta Moore stesso alla fine del libro, lui ha
condotto molti studi su Vangeli, su libri storici che raccontano della Galilea
del primo secolo. Non ha scritto cose a caso tanto per prendere in giro. Si è
documentato, e il risultato è un libro in cui il Salvatore appare forse più
umano di quello che siamo abituati a conoscere. Ma proprio per questo la sua
immagine ne esce rafforzata.
Moore ha creato uno dei migliori personaggi che io abbia mai
trovato in un libro, ideando Biff. Posso affermare senza ombra di dubbio che lo
vorrei come migliore amico, se esistesse sul serio.
Biff è la parte più razionale, più umana, più terrena e più
soggetta ai peccati del duo. E’ quello che, mentre Gesù impara la dottrina
della Divina Scintilla, impara il kung fu, perché così potrà proteggerlo mentre
va in giro a predicare.
E’ quell’amico che senza esitare segue il suo migliore amico in un
viaggio durato 17 anni verso est, a conoscere i magi, per imparare come si fa a
fare il Messia.
Insomma, non è certo una cosa che si impara a scuola o
grazie un corso di Babbel!
Il libro si divide quindi nella prima parte, con l’infanzia,
i giochi e le tradizione ebraiche e la nascita dell’amicizia tra i due
protagonisti. Questa prima parte è interessante perché ci mostra l’aspetto
umano di Gesù, il suo timore di non essere d’aiuto perché non sa cosa fare, il
suo risentimento verso quel Padre celeste che non lo aiuta. Che lo ascolta ma
non gli parla mai.
Poi c’è il viaggio ad est, dove conosciamo Melchiorre,
Baldassare e Gaspare, e veniamo circondati da concubine cinesi, yeti e rituali
alla dea Kalì.
“Se arrivi davanti ad un fiume e trovi una barca sulla
sponda, ti sarà molto utile per attraversarlo. Ma una volta giunto dall’altra
parte, te la carichi sulle spalle e la porti con te fino alla fine del tuo
viaggio?”
“Quanto è grande la barca?” domandai.
“E di che colore è?” chiese Gesù.
“Quanto manca alla fine del viaggio?” feci, ancora.
“E i remi li porta Biff o devo fare tutto io?”
“No!” gridò Gaspare. “No, la barca non la porti con
te. Ti è stata utile, ma da questo punto in poi rappresenterebbe solo un
fardello. E’ una parabola, razza di cretini!”
Qui conosciamo le altre religioni, scopriamo le loro
dottrine, i loro aspetti positivi e negativi. E’ una parte divertente ed
avventurosa, che mi ha ricordato in modo positivo i film di Indiana Jones.
Poi ecco il ritorno a casa, all’età di trentanni, richiamati
in patria dall’apparizione su un muro del volto di Maria, chiaro segnale di
convocazione materna per i due, che impiegano due mesi a tornare, l’inizio
della missione del Messia, e l’incontro con i discepoli.
E poi infine, l’ultima parte, la più sofferta, con i
capitoli che seguono i giorni della settimana della Passione. L’ultima
settimana di vita di Gesù.
Una parte estremamente sofferta. Si percepisce il dolore di
Biff e dei discepoli, la loro impotenza di fronte all’ineluttabilità degli
eventi, il dolore troppo forte per la perdita dell’amico.
Le scene sono raccontate talmente bene e ci si immedesima
così tanto in Biff, che per me è stato inevitabile soffrire e rimanere
piuttosto sconvolta durante la lettura di questa ultima parte.
Lo stile è quello di Moore: ironico, pungente, ma in questo
romanzo è anche tenero ed epico, selvaggio e delicato, esattamente come scritto
in copertina. Almeno una volta che scrivono qualcosa di vero. Ci sono scene
piuttosto violente, ci sono parolacce, ma la violenza non viene evidenziata,
non ci sono uccisioni e morti senza scopo, tanto per scrivere qualcosa di
violento che attiri lo sguardo. Lo apprezzo molto.
Impossibile non affezionarsi a Biff. Impossibile non
rimanere neutrali di fronte a questa storia.
La consiglio assolutamente a tutti.
Mio padre mi ha chiesto di prestarglielo non appena lo
avessi finito!
Posso dire, senza
esagerare, che questo vangelo è forse il suo libro migliore.
“La fede non è un atto di intelligenza, ma di
immaginazione. Non hanno bisogno di capire, ma di credere. E loro credono.
Immaginano il Regno come hanno bisogno che sia. Non serve che lo comprendano.
C’è già, possono lasciarlo com’è. Immaginazione, non intelletto.”
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